Perfino nel sonno, sul cuore
– goccia su goccia – cade il dolore acuto,
il rimorso della memoria.
Così a chiunque tocca affrontare i pensieri;
anche a chi non vorrebbe.
E’ questa la grazia brutale – diresti –
degli Dei, dai troni celesti.
(Eschilo, “Agamennone”, V secolo a.C.)
I poeti antichi hanno detto grandi verità. Su LifeNews leggiamo come la sindrome post aborto colpisca non solo le madri e i padri dei bambini uccisi, ma anche gli operatori sanitari delle strutture che praticano le IVG.
Infermieri, medici e impiegati ammettono che normalmente sono perseguitati da incubi notturni: bambini morti, sangue, feti straziati, nelle più diverse – orripilanti – situazioni. Per esempio un abortista famigerato, il dottor William Raushbaum, ha rivelato il sogno ricorrente di un feto che cercava di aggrapparsi alle pareti di un utero con le sue piccole unghie. E’ una lettura raccapricciante, anche il racconto dell’anatomo patologo che si è trovato a dover lavorare sulle parti smembrate di un bambino abortito tardivamente e degli incubi che ne sono seguiti. Risparmiamo i lettori da tali particolari. Interessante è notare che il problema sussiste per ammissione di impiegati della Planned Parenthood Federation, non solo da coloro che si sono “convertiti” alla causa pro-life. E magari sono gli stessi che minimizzano la sindrome post aborto delle madri, dicendo che è tutta un’invenzione dei preti...
Francesca Romana Poleggi