10/03/2014

Preghiamo per Mario Palmaro

Requiem aeternam dona eis, Domine

Con la malattia capisci per la prima volta che il tempo della vita quaggiù è  un soffio, avverti tutta l’amarezza di non averne fatto quel capolavoro di  santità che Dio aveva desiderato, provi una profonda nostalgia per il bene  che avresti potuto fare e per il male che avresti potuto evitare.

Alle volte mi immagino la mia casa, il mio studio vuoto, e la vita che in  essa continua anche se io non ci sono più. È una scena che fa male, ma  estremamente realistica: mi fa capire che sono, e sono stato, un servo  inutile, e che tutti i libri che ho scritto, le conferenze, gli articoli,  non sono che paglia. Ma spero nella misericordia del Signore, e nel fatto  che altri raccoglieranno parte delle mie aspirazioni e delle mie battaglie,  per continuare l’antico duello.

Mario

Festini

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