22/12/2020 di Luca Scalise

Pro life in ascolto delle donne, anche via chat con l’iniziativa SosVita

Le donne che scoprono una gravidanza indesiderata spesso sono sole, non hanno sufficiente disponibilità economica o vivono altre gravi situazioni che le possono far sentire costrette all’aborto. Chi di esse, poi, prende in considerazione questa pratica non viene sempre adeguatamente informata a riguardo.

La propaganda abortista nasconde sia le informazioni riguardanti l’umanità dell’embrione - che, sin dal primo istante del concepimento, è un vero e proprio bambino -, sia quelle riguardanti i gravi effetti collaterali dell’aborto volontario sulla salute fisica e psichica femminile. Sappiamo bene che una scelta non è affatto libera se non è correttamente e completamente informata. E le donne meritano di essere veramente libere di scegliere la vita.

È per questo che la nostra associazione, Pro Vita e Famiglia, si occupa di fornire un’informazione veritiera a tal riguardo e organizza spesso iniziative di beneficenza, come il progetto “Dono per la Vita”, con cui viene donato un passeggino, una culla e un ovetto, insieme a beni di prima necessità, a donne coraggiose che hanno scelto la vita, per far sentire loro il nostro concreto sostegno.

Il mondo pro life offre varie forme di aiuto alle donne. Un articolo di Avvenire ci parla di Sos Vita, un servizio web che consente alle donne di chattare con un operatore: «Potrai rivolgerti a noi e parlare in totale riservatezza delle difficoltà che stai incontrando, sicura d’essere compresa e sostenuta».

Spiega Emanuela, adottata: «Anche quando le donne non se la sentono di essere mamme, la vita non va interrotta. L’aborto non è mai una vera scelta di libertà». Matteo, coordinatore del gruppo Web, racconta: «Ascoltiamo tutti i giorni storie difficili, a volte di povertà e disagi familiari. Non ci sostituiamo alle figure professionali, ma, senza preconcetti, cerchiamo di essere una bussola in un momento in cui non è facile scegliere. […] Non è così raro che siano coppie di fidanzati a rivolgersi a noi». Afferma, infine, suor Giulia: «non c’è bisogno di credere in Dio per capire che lì c’è un bambino: basta guardare un’ecografia. […] Si rivolgono a noi anche donne che sono passate dall’aborto per raccontarci la propria sofferenza».

Per tutte queste donne c’è una persona pronta all’ascolto e mai al giudizio, una mano tesa pronta ad aiutarle.

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