E’ apparso ieri su Repubblica, edizione torinese, un articolo dal titolo fuorviante, che tenta di far passare una bella iniziativa per qualcosa che, addirittura, «lede la libertà di scelta della donna», per dirlo con le parole - ormai ridondanti - della Cgil riportate dall’articolo.
Oggetto dello scandalo è il favore di cui ha goduto il progetto “Vita Nascente” in Piemonte, che al suo secondo anno di attività si è visto raddoppiare i fondi stanziati arrivando così a percepire 940 mila euro che contribuiranno al proseguimento dei corsi di formazione e informazione per le donne in gravidanza, affidati alle associazioni pro vita ed anti-abortiste.
Il sindacato recrimina tale investimento come un «finanziare i privati delle associazioni antiabortiste» si legge, ma poco risalto viene dato alle altre voci della spesa previste dal progetto: oltre i corsi ed il sostegno economico, alle 479 madri che hanno scelto di portare a termine la gravidanza sono stati assicurati anche giocattoli, prodotti per lo svezzamento e beni di prima necessità per i bambini, quantificati in più di 300mila pannolini ed oltre 250 passeggini. Il fondo è stato usato anche per fornire aiuti finanziari destinati al pagamento di affitti, utenze e riscaldamenti oltre che baby parking, asili nido, scuole dell'infanzia, babysitting, mense scolastiche, biglietti per mezzi di trasporto pubblico. Finanche lezioni di guida per conseguire la patente a fini lavorativi, assicurazione auto, tirocini per il reinserimento lavorativo dopo la gravidanza.
Sono inoltre state offerte visite specialistiche e consulti con professionisti di vari settori come ginecologi, psicologi, nutrizionisti, consulenti del lavoro, pediatri, educatori, dentisti pediatrici, psicoterapeuti, ostetriche, puericultrici, logopedisti, osteopati. Dunque una serie di aiuti concreti, tangibili, che possono davvero fare la differenza per una donna in gravidanza. Soprattutto se sola e in difficoltà economiche. Perché non dimentichiamo che le mamme che ne hanno beneficiato nel 2023 provenivano dalle associazioni o dai servizi sociali.
Abbiamo quindi difficoltà a vedere in questo progetto «un attacco senza precedenti ai diritti delle donne» come afferma il sindacato, che parla addirittura di «orientamento pericoloso ed oscurantista» della Regione. Come può dare tanto fastidio un progetto di sostegno ed aiuto?
Noi, dal canto nostro, ci auguriamo che l’“Albero della Vita”, opera scuoltorea dell’artista Ioan Tabacaru divenuto simbolo dell’iniziativa, continui a riempirsi di fiocchi rosa e azzurri, segno dei bimbi nati grazie al sostegno di questo progetto.