05/01/2014

Psicologi Arcobaleno: è diritto di tutti i GLBT avere figli

Franco Grillini, presidente di Gaynet, non ha perso tempo ed ha risposto per le rime alle dichiarazioni sull’unicità del matrimonio tra uomo e donna dell’Arcivescovo Caffarra.

Lasciamo il Cardinale alle sue superstizioni” afferma Grillini, indirizzando verso il porporato anche un consiglio per una “meritata pensione”.

Nel merito della questione, il responsabile della testata online GLBT sostiene che negli Stati dove il matrimonio gay è riconosciuto si vive meglio ed addirittura l’economia ne risente positivamente tanto che il benessere è generalizzato. Grillini raggiunge il massimo quando arriva a dire che presto in Italia vi sarà una legge contro l’omofobia, il matrimonio civile per gli omosessuali ed il riconoscimento di capacità genitoriale per i gay i cui figli “crescono bene, esattamente come tutti gli altri, a volte persino meglio”.

Eccoci arrivati al nucleo della questione: l’ascesa delle pretese che, come da copione, prende le mosse dalla privazione della libertà di pensiero per coloro che difendono la famiglia tradizionale per arrivare al riconoscimento per le coppie GLBT di accedere all’istituto dell’adozione e/o alle varie pratiche di procreazione assistita od utero in affitto.

Del resto Grillini e soci si basano su relazioni condotte da autorevoli relatori quali il “Gruppo Psicologi Arcobaleno” -come riportato dall’Arcigay di Torino- che, come prima cosa, definiscono un pregiudizio da combattere l’idea per cui i figli devono avere un padre ed una madre.

Gli Psicologi Arcobaleno snocciolano tutta una serie di esperienze e di esperimenti da cui si evincerebbe che i figli cresciuti da una coppia GLBT non riscontrerebbero ritardi di ordine mentale e cognitivo ma, al contrario, sarebbero in grado di presentare una relazione di attaccamento ai “genitori” come quella dei figli di coppie eterosessuali. Aspetto che si può anche credere vero: un bambino cresciuto in un qualsiasi contesto proverà attaccamento per esso, è naturale.

Cosa diversa è predisporre tutto al meglio affinché ai figli siano garantiti non solo uno sviluppo cognitivo, affetto ed attaccamento, ma anche stabilità emotiva, modelli di vita, una struttura affettiva in grado di gettare le basi per un adulto responsabilmente inserito nella società ed in grado, a sua volta, di riproporre tale esperienza.

Non si tratta di affetto ma di effettività, concetti ben diversi, soprattutto considerato il fatto che lo sviluppo affettivo è una forma di intelligenza che va a coinvolgere tutta la persona. In ogni caso, purtroppo, in taluni ambiti –quale, per esempio, quello psicologico- si arriva a dire tutto il contrario di tutto. Molte organizzazioni tengono fermo ad oggi solo un concetto: la necessità di avere un padre ed una madre è un pregiudizio.

Per trovare un esempio di questo non serve appellarsi a studi di chissà quale ricercatore accademico di Università sconosciute ai più, se anche l’Ordine nazionale degli psicologi italiani nel 2012, in occasione della Giornata mondiale contro l’omotransfobia arrivò a sostenere «la necessità di riconoscere come irrinunciabile e indispensabile la possibilità degli omosessuali di vivere desideri, affetti, progetti di vita e genitorialità senza bisogno di nascondersi o temere o subire discriminazioni e aggressioni».

Anche qui,  confusione di piani diversi: un conto è il soggettivo ed individuale diritto di non essere discriminati o di subire aggressioni, altro è pretendere di vedersi riconosciuta la possibilità di equipararsi ad una famiglia tradizionale, con tanto di figli. Saper distinguere il piano privato da quello di incidenza pubblica con risvolti sulla crescita di altri individui è cosa ben più facile del discernimento tra le diverse forme di intelligenza postulate da Gadner. Come dovrebbe essere di immediata comprensione saper distinguere le voglie di un adulto dai diritti di un bambino.

Ma pare che questo piccolo passaggio sfugga ai più…

Redazione

Fonti:  StateOfMind

QueerBlog

 

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