03/03/2014

Questa società incoraggia gli invalidi a commettere suicidio

Hilary White, su (LifeSiteNews.com), racconta di aver ascoltato alla radio una testimonianza che l’ha fatta riflettere. “Io non voglio prendere in considerazione l’idea di morire” ha detto un uomo disabile alla BBC. “Michael”, che aveva chiamato un programma mattutino della BBC, ha detto che ha una malattia neuro – motoria e che non vuole commettere suicidio. La sua telefonata  avvalora le preoccupazioni di quanti si oppongono all’eutanasia e al suicidio assistito. Infatti, anche con salvaguardie legislative, si creano pressioni sociali che spingono i disabili a suicidarsi.
L’ascoltatore della BBC ha detto: “Me lo chiedono in continuazione, ma io non ho mai pensato di suicidarmi. Se però tutti, sempre, mi chiedono se voglio farlo, alla fine mi sento quasi in colpa per non aver mai contemplato l’ipotesi di ammazzarmi: o per il bene del servizio sanitario, o per la mia famiglia che assiste impotente alle mie sofferenze”.
Ha aggiunto: “ Temo che questa idea si diffonda nella coscienza sociale, e le persone inizieranno ad aspettarsi la morte assistita”. La legge che permette il suicidio assistito “andrà a premere psicologicamente su molte persone”.
Il dibattito, in Inghilterra, è stato risvegliato nelle scorse settimane da un episodio di una famosa soap opera Coronation Street.  Una dei protagonisti, malata  di cancro, commette suicidio alla presenza del marito per evitargli il dolore di assistere alla sua agonia.
I principali media in Gran Bretagana hanno elogiato quelle scene come “coraggiose, commoventi e sensibili”.
Politici e bioeticisti continuano ad assicurare che la regolamentazione legale del suicidio assistito e dell’eutanasia prevedrà delle clausole di salvaguardia dei diritti fondamentali alla vita e alla libertà.
Ma il commento di Michael ci deve far riflettere: già c’è una crescente pressione sulle persone disabili: tra i parenti e i conoscenti,  negli ospedali, nelle discussioni sul luogo di lavoro,  il suicidio assistito e l’eutanasia vengono frequentemente suggeriti e perfino a volte imposti come una decisione ragionevole, generosa, una dimostrazione d’affetto.
E’ la stessa “misericordia” che spinge le donne incinte ad abortire i bambini con qualche problema alla nascita: è la prima e principale soluzione che viene prospettata dai medici al momento della diagnosi.
“Se non la consideri una possibile opzione” ha detto Michael “ pensano che tu appartenga a una qualche strana minoranza, chiusa in sorpassate credenze religiose e che stai fallendo nel corrispondere alle ragionevoli apettative della società, per cui certi tipi di persona non devono essere di peso alla comunità”.

Traduzione a cura di Pier Francesco Squintani

Clicca qui per leggere l’articolo originale pubblicato da LifeSiteNews in lingua inglese

Fonte: LifeSiteNews

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