Il risultato del referendum che ha abrogato l’Ottavo emendamento della Costituzione irlandese – che riconosceva parimenti il diritto di vita della madre e del figlio nel grembo – è stato schiacciante: oltre il 66% degli elettori ha votato «Sì», consentendo, quindi, una prossima e probabile legalizzazione dell’aborto su richiesta fino a sei mesi di gravidanza.
Tuttavia, un accurato exit poll su oltre 3.700 elettori irlandesi condotto dalla RTÉ, l’emittente televisiva e radiofonica nazionale irlandese, ha rilevato dei dati interessanti su ciò che ha convinto gli elettori irlandesi.
Sembra che la campagna pro e contro abbia avuto solo un impatto marginale, poiché solo il 12% degli elettori ha dichiarato di aver preso una decisione durante il corso della campagna. Al contrario, il 77% ha detto d’essersi convinto per le storie personali celebrate dai media – che tendevano a enfatizzare casi limite, scenari unici e storie pietose, soprattutto riguardanti la salute e e le deformità del bambino.
I tre quarti degli intervistati, insomma, ha ritenuto lecita la legalizzazione dell’aborto quando c’è rischio per la vita della madre o la gravidanza è risultata da stupro o incesto o il bambino presenta anomalie fatali.
Il sondaggio ha poi chiesto se sia giusto che l’aborto sia legale su richiesta, fino a dodici settimane di gravidanza. Meno della metà degli elettori irlandesi si è detto d’accordo.
L’exit poll purtroppo non ha chiesto se l’aborto debba essere a carico del SSN, o se i genitori debbano essere consenzienti rispetto all’aborto delle figlie minori, né è stato chiesto se e quanto sia giusto coinvolgere il padre del nascituro.
Redazione
Fonte: LifeNews