Una legge contro le donne, contro i bambini e contro la libertà di espressione. La senatrice Isabella Rauti ha avuto modo di ribadire la posizione del suo partito, Fratelli d’Italia, nel corso della presentazione del report a cura di Pro Vita & Famiglia sulle conseguenze delle leggi anti-omofobia nel mondo. Tale documento «ci aiuta a fare il punto con l’opinione pubblica che ignora i risvolti infiniti dell’attuazione dei principi contenuti nel ddl Zan», ha affermato la parlamentare. Inoltre, il report ha il pregio di riportare «casi concreti» che prefigurano quanto accadrebbe in Italia «nel caso in cui il disegno di legge venisse approvato».
Un risvolto sottolineato dalla senatrice Rauti è l’introduzione di «un nuovo reato, quello di omotransfobia». Posto che non c’è alcun «vuoto legislativo da colmare», una possibile legge Zan si connoterebbe per un «perimetro labile», lasciando così una «discrezionalità amplissima» ai magistrati. «Sicuramente – ha aggiunto Rauti – non emerge con sufficiente chiarezza la portata minacciosa nei confronti della libertà di pensiero e di opinione che il ddl Zan contiene». «Probabilmente – ha proseguito – la maggior parte delle cose che diciamo qui oggi, e che per quanto mi riguarda continuerò a dire, sarebbero in qualche modo sanzionabili».
L’imposizione dell’«identità di genere», pur «contrastata da alcune associazioni femministe e da una parte del mondo associativo lgbt», ha osservato la parlamentare di Fratelli d’Italia, è un problema non solo sul piano sociale ma anche sul piano pedagogico. Chi sostiene il ddl Zan «se infischia della libertà educativa dei genitori e del ruolo che la famiglia deve esercitare nella formazione dei propri figli».
C’è poi il risvolto della manipolazione linguistica: il report fa emergere che, in certi contesti, «non si può dire mamma», né «donna» ma bisogna dire «persone incinte»: «quando, poi, vedi la copertina dell’Espresso con l’uomo “incinto” capisci tutto…», ha commentato la Rauti. Persino «l’esclusiva sulle mestruazioni» viene contestata alle donne. E se la neolingua “genderisticamente corretta” dovesse risultare di difficile assimilazione, ci pensa Google che, a tal scopo, sta lanciando un «apposito tool asessuato».
La senatrice di centrodestra ha poi individuato l’«approdo ulteriore e ultimo» del ddl Zan nello sdoganamento della «maternità surrogata». Un rischio concreto denunciato da una giornalista laica e femminista come Monica Ricci Sargentini, anch’essa «accusata di omofobia» per la sua posizione fuori dal coro.
Dopo aver menzionato vari di casi di transgender ammessi nelle competizioni sportive femminili, Rauti si è soffermata sulla conseguenza dell’«indifferenza sessuale»: sei uomo o sei donna, non in base alla biologia ma in base all’«autoidentificazione» e all’«autodeterminazione» del tuo genere.
Il problema, allora, non è nella «lotta alle discriminazioni», sulle quali «siamo tutti d’accordo» ma nel «furore ideologico» di chi vuole «punire con nuovi reati chi dissente da questo gigantesco pensiero unico». È per questo che si punta a «rieducare i nostri figli» per costruire una «società sostanzialmente basata sull’indifferenza sessuale».
«Ciò detto, io continuo a pensare che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre, sono contraria all’adozione delle coppie gay, sono contrarissima alla pratica dell’utero in affitto che sfrutta la pelle e il corpo delle donne per soddisfare innaturali egoismi e penso che anche chi dissente dal ddl Zan debba continuare a dirlo e a pensarlo. Forse continueremo a pensarlo ma probabilmente non potremo più dirlo», ha quindi concluso la senatrice Rauti.