Nonostante il berciare rabbioso delle associazioni LGBT e il vittimismo opportunista dietro il quale si nascondono, in Italia non c’è alcun bisogno di una legge ad hoc contro l’omofobia, e quindi del ddl Scafarotto.
Il disegno di Legge Scalfarotto è, per sua natura, inutile e per di più dannoso, come ampiamente spiegato in varie occasioni: leggete questo, questo e questo.
Punire un reato di ‘omofobia’, senza peraltro dare una definizione tecnica e oggettiva del reato stesso, è a tutti gli effetti un metodo subdolo (e neanche più di tanto per la verità) per perseguitare chiunque professi la sua opinione contraria a tutto ciò che propina la cultura gay: dall’indottrinamento scolastico, ai matrimoni omosessuali, dalle adozioni da parte delle cosiddette ‘famiglie arcobaleno’, alla liberalizzazione del mercato di bambini in provetta e di donne sfruttate per vendere uteri o gameti, per un fantomatico diritto di tutti ad avere dei bambini.
La stessa avvocatura per i diritti LGBT (la Rete Lenford), però, pubblica sul suo sito internet la notizia di una condanna passata in giudicato a Torino, datata 20 Giugno 2014, nei confronti di una persona che avrebbe offeso ripetutamente e provocato varie lesioni fisiche ad un omosessuale. Ciò dimostra che i diritti degli aggrediti sono tutelati, senza bisogno della legge Scalfarotto. Il testo della sentenza pubblicata dal portale web di Rete Lenford è qui consultabile.
Il ddl Scalfarotto non serve se non ad ‘imbavagliare’ chi non la pensa in un certo modo sulla propaganda omosessualista.
I latini dicevano: “Cui prodest?” , a chi giova tutto questo?
E volendo citate Tacito la sua frase “Corruptissima re publica plurimae leges” (moltissime sono le leggi, quando lo Stato è corrotto) sembra una affermazione tanto vera quanto applicabile ai nostri giorni.
Redazione