Mesi fa, delle ricercatrici appartenenti all’Associazione Americana degli Ostetrici/Ginecologi pro-vita sono state invitate a fare una presentazione dell’impatto dell’aborto sulle donne presso l’incontro dell’Associazione Internazionale delle donne medico, tenutosi quest’anno in Corea del Sud. Ma non appena arrivate a Seoul, si sono trovate in un ambiente estremamente ostile. La Dr.ssa Mary Davenport, una delle donne bandite dalla presentazione, ci ha mandato la relazione delle presentatrici su quel che è successo in Corea, e lo condividano con voi. Per favore diffondetelo per aiutare a passare la parola su questo incidente.
La relazione della Dr.ssa Davenport
Questo è il racconto di prima mano degli atti incivili e delle intimidazioni subite dalle donne medico della AAPLOG (Ass. americana ostetrici e ginecologi) da parte di rappresentanti della MWIA (Associazione internazionale delle donne medico) a Seoul, Corea, due giorni fa (5 agosto). Le presentazioni sono state descritte dalla MWIA come “non scientifiche” e “politiche”. Dovreste leggerle a http://www.aaplog.org/news/banned-at-mwia/ e decidere da soli la qualità della scienza che rappresentano, e il grado di propaganda politica che contengono o meno. Giudicate voi. Tre donne medico, Donna Harrison, Mary Davenport e Martha Shuping, sono state invitate mesi fa a tenere un intervento sulle complicazioni dell’aborto per la MWIA, l’Associazione internazionale delle donne medico. La presentazione di Donna Harrison dimostrava che le nazioni con leggi che proteggono le madri e i nascituri hanno eccellenti statistiche di mortalità. Mary Davenport ha parlato dell’aborto come fattore di rischio per la nascita pre-termine, la causa di 15 milioni di morti di neonati in tutto il mondo. Martha Shuping aveva una presentazione che includeva due rapporti di casi di donne che avevano sofferto gravi danni psicologici a causa dell’aborto, anche se avevano evidenti fattori di rischio che non erano discussi nel processo di consenso informato. Questi fattori di rischio, per la verità, erano citati da un testo per fornitori di aborti appoggiato dalla Federazione Nazionale Abortista! Sentire queste informazioni sarebbe stato prezioso per i medici, specialmente per quelli provenienti dalle nazioni in via di sviluppo, sottoposti a tremenda pressione per la legalizzazione dell’aborto per via della falsa credenza che la legalizzazione dell’aborto sia una panacea contro la mortalità delle madri. Tuttavia, le nostre presentazioni sono state cancellate all’ultimo momento. Questo non è stato per noi uno shock totale, perché molti medici e scienziati sono stati a lungo ostacolati nell’informare la comunità scientifica e i pazienti sui rischi dell’aborto. Si è taciuto e persino mentito su informazioni molto importanti. Con la cancellazione dei nostri interventi la “padrona di casa”, Anna Choi, a capo di un gruppo di 680 medici ginecologi e ostetrici coreani che hanno cessato di fare aborti, aveva deciso di organizzare per noi un’intervista radiofonica nel tempo in cui avremmo dovuto presentarci. Quando siamo arrivate all’” intervista radiofonica” che Anna aveva organizzato, essa si è rivelata un’intervista radiofonica dove era presente anche il reporter di un giornale. Hanno fatto fare a noi tre una discussione diretta, come una “tavola rotonda”, e i reporter hanno cominciato a farci domande sulla nostra presentazione, consentendoci di avere una opportunità di parlare di quello che eravamo venute a presentare. Circa 20 minuti dopo l’inizio dell’intervista, la Segretaria Generale del MIWA, una canadese, ha fatto irruzione nella stanza (non sto scherzando, e tutto è stato ripreso), è arrivata alla tavola e ha detto:”Che presentazione è questa?” Donna Harrison ha risposto: “Non è una presentazione”. E così lei ha ringhiato: “Perché vi stanno intervistando?” A quel punto non restava che rispondere ad Anna, la nostra intervistatrice. Anna ha detto che questa era un’intervista richiesta dalla stampa. La segretaria generale allora ha detto”Chi le ha dato il permesso di intervistare queste persone?” I reporter hanno detto: “Siamo giornalisti; non abbiamo bisogno di nessun permesso: abbiamo libertà di stampa”. La segretaria generale ha ringhiato ad Anna dicendo: “è stata lei a organizzare questo? Ha parlato al comitato organizzativo?”. Anna ha detto: “Il comitato organizzativo sono io”. Non ho bisogno di parlare a nessuno”. La segretaria generale si è messa di fronte alla telecamera e si è rifiutata di muoversi, dicendo: “L’intervista è conclusa”. Poi i reporter hanno detto: “Lei non può fare questo. Noi abbiamo libertà di stampa. Lei sta interferendo con la libertà di stampa”. Ma la segretaria generale si è rifiutata di muoversi e ha detto: “L’intervista è conclusa”. Siamo uscite nell’atrio, e due donne, una tedesca e una belga, stavano aspettando. Hanno cominciato a prendere in giro l’interprete coreana, e a scattare foto alla sua faccia. E lei ha detto: “Non potete farlo. Questo è il mio Paese. Chiamerò la Polizia”. A dire il vero l’hanno afferrata e uno dei reporter coreani ha messo una grossa macchina fotografica davanti alla faccia della donna belga e ha cominciato a scattare foto di lei. Le donne stavano quasi per prendersi a punti, ma un altro coreano si è messo in mezzo per prevenire ogni contatto. Tutto ciò è stato ripreso dalla telecamera. Poi i nostri intervistatori coreani ci hanno accompagnato lungo il corridoio e nell’ascensore insieme ai giornalisti e ai cameramen, e abbiamo ripreso l’intervista nell’area aperta al pubblico tra i cestini della spazzatura e il bagno. Siamo riusciti a fare l’intervista per intero e invece di aver avuto come spettatori solo le donne medico che c’erano alla conferenza, ora abbiamo qualche migliaio di spettatori. Questa è stata un’incredibile dimostrazione di arroganza da parte di medici canadesi, americani ed europei della Associazione internazionale delle donne medico, che hanno cercato di impedirci di parlare. Sarà interessante vedere quale media si interesserà del capo. Spero proprio che diventi virale: è un esempio evidente di quello che dicevamo proprio a proposito della soppressione delle informazioni. Potrete avere accesso alle presentazioni bandite sul sito www.aaplog.org.
Dr.ssa Mary L Davenport, Fellow dell’American College of Obstetricians and Gynecologists
Traduzione a cura di Gian Spagnoletti