Il consiglio comunale di Rivoli, in provincia di Torino, ha presentato una mozione per vigilare sull’introduzione di eventuali corsi ispirati all’ideologia gender, nelle scuole elementari. Il provvedimento, apprendiamo, è contro l’«educazione gender che in alcune scuole italiane si è insinuata nei programmi didattici». Per questo motivo, l’amministrazione chiede di vigilare su programmi scolastici e le attività in presenza.
«Questa giunta» si legge nella mozione «ritiene inaccettabili i principi sostenuti dalla cultura gender». Questo è il motivo per cui si richiede che, sia dirigenti sia gli insegnanti, condividano «qualsiasi insegnamento riguardante l’educazione sessuale» con le famiglie «attraverso una preventiva e dettagliata relazione scritta sugli argomenti che si intendono trattare con gli alunni». Ancora più nello specifico, la mozione approvata all'ultima seduta del Consiglio comunale, afferma che "Sensibilizzare i bambini alla cultura gender può provocare gravi conseguenze nella crescita dei più piccoli".
Un atto, dunque, con cui si cerca di evitare semplicemente che, questo tipo di ideologia, si insinui automaticamente nei nostri programmi scolastici. Infatti, come spiega la consigliera leghista Manuela Mancin, prima firmataria: "Con questa mozione non si vogliono giudicare i gusti sessuali di nessuno, ma questo processo non lo si può e non lo si deve indurre condizionando e inculcando le menti delicate dei bambini".
Dunque un gioco in difesa e non in attacco, cosa che, invece, caratterizza certi corsi che, entrano nelle scuole con il cavallo di Troia della lotta alle discriminazioni e invece, non fanno altro che imporre una determinata concezione della sessualità che non è largamente condivisa nemmeno dalla scienza, tanto meno dai genitori che hanno, come sottolinea bene la mozione leghista, tutto il diritto e il dovere di essere dettagliatamente informati su ciò che si ha intenzione di inculcare nelle menti e negli animi dei loro figli.