Una rivolta sacrosanta, quella avvenuta nei confronti degli insegnanti e dei dirigenti dell’istituto “Il Castello Incantato”, che ha visto genitori e associazioni cattoliche schierarsi contro l’ennesima trama ideologica firmata Lgbt.
Siamo alla Bufalotta, periferia Nord-est di Roma, dove, secondo le testimonianze raccolte dalle associazioni, alcune maestre avrebbero distribuito ai piccoli alunni un opuscolo con la fiaba gay dal titolo: “Margherita ha due mamme: Mery e Franci”.
Una favola in cui si legge:
“Le due mamme volevano una famiglia, ma mancava il semino. Franci si è fatta dare in una clinica olandese il semino donato da un signore gentile e l’ha messo nella pancia di Mery”.
Una provocazione che non è caduta nel silenzio, come dimostrato dalla nota del comitato Articolo 26:
“Con il cavallo di Troia della lotta alla discriminazione, con il pretesto dell’educazione sessuale o più semplicemente, appunto, con escamotage che sfruttano la distrazione dei genitori, si spalancano le porte degli istituti scolastici ad una valanga di ‘progetti educativi’ di stampo gender. Il nido di Roma non è certo un caso isolato”
denuncia in un nota il comitato Articolo 26.
“Spesso – prosegue la nota – all’insaputa dei genitori, si va affermando una linea ben precisa. Si impone, in modo più o meno limpido, una cultura insidiosa, che mira alla decostruzione dei modelli di genere, alla sovversione delle evidenze di natura e allo stravolgimento del senso di famiglia e di genitorialità. Detto in altre parole, si insegna ai bambini, sin dalla più tenera età, che non si nasce maschi o femmine ma che ‘sei quello che senti di essere’, senza differenza. Che non esistono una mamma e un papà, ma un genitore 1 e 2. E che perciò la famiglia può essere tutto e il suo contrario”.
Ma la cosa più grave, a nostro avviso, è che il suddetto libretto dice una falsità, una menzogna enorme: conclude dicendo che le due donne sono “i genitori” della piccola! Non si possono raccontare queste balle ai bambini! Che “educazione” è?
Ovviamente la scuola, dopo il polverone, ha smentito ogni tipo di coinvolgimento e, come riportato da Repubblica, ha affermato che “il testo non esiste nemmeno all’interno del nido”. Era solo “in un elenco di libri che avevamo suggerito ai genitori, e non ai bambini, di leggere, per discuterne con le educatrici nei pomeriggi di laboratorio genitori-insegnanti che tradizionalmente facciamo, anche nell’ambito del progetto “Educare alle differenze” sostenuto dal Comune”. Insomma, un altro progetto volto alla lotta alle discriminazioni, contro l’omofobia e l’intolleranza, secondo l’Istituto.
O meglio, l’ennesimo attacco alla famiglia e ai bambini delle nostre scuole.