25/02/2014

Roma. Ideologia gender nelle scuole. Vicariato: «I genitori protestino come in Francia»

Avviato un progetto che vuole combattere lo “stereotipo” delle famiglie tradizionali. Protesta dell’ex assessore e del Vicariato: «Anche in Italia gli uomini con­vinti della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente»

Un decisione dettata da «furore ideologico», l’ha definita ad Avvenire Gianluigi De Palo, ex assessore alla famiglia di Roma, che ha sollevato il caso. Si tratta della circolare del 13 novembre 2013 a cura del Diparti­mento Servizi educativi e scolastici del Comune che ha avviato il 20 febbraio il «Piano di aggiornamento per l’anno sco­lastico 2013-2014 per le educatrici dei Ni­di e le insegnanti delle Scuole dell’infan­zia di Roma Capitale». Firmata dalla dirigente Patrizia Piomboni, si basa su un progetto di 22 ore di aggiornamento che ha come tema l’identità e la differenza di genere e si rivolge a 7mila in­segnanti e addetti di nidi e asili romani. Sotto il solito cappello della lotta al femminicidio, l’omofobia e il bullismo, però, si nasconde ben altro e cioè la propugnazione dell’ideologia gender.

CONTRO GLI STEREOTIPI. Molti genitori – e giustamente – si sono allarmati dopo che tale progetto è arrivato alle loro orecchie. Il linguaggio utilizzato è quello solito. Sotto formule apparentemente neutre, si cela un’ideologia forte. Per questo, vi si legge, si vuole «sostenere la parità donna/uomo, la pluralità dei mo­delli familiari e dei ruoli sessuali»; «favo­rire le insegnanti/educatrici nella lettu­ra dei processi di identificazione degli stereotipi e dei pregiudizi di genere»; «sollecitare riflessioni sul peso dei modelli culturali, familiari e sociali»; «sostenere» il personale «nella messa a punto di pratiche educative che favori­scano una serena scoperta delle identità in bambine e bambini attraverso lo scambio, la conoscenza reciproca e la sperimentazione delle dif­ferenze»; «si vuole favorire la formazione di personalità libere e per la decostruzione degli stereotipi». Gli stereotipi, ovviamente, sarebbero la famiglia tradizionale, con mamma e papà.

BATTAGLIA IDEOLOGICA. È per questo che De Palo ha protestato, parlando di «un pro­getto che vuole imporre alle famiglie le priorità educati­ve per i loro figli, pretenden­do di parlare dei temi deli­catissimi della sessualità a bambini di pochi anni». L’ex assessore ha depositato una proposta di delibera che chiede che temi tanto delicati «siano condivisi con l’as­sociazionismo e che i geni­tori conoscano nei dettagli questi progetti». «Non basta un avviso di tre righe sul diario – dice De Palo -. Va disinnescato questo ap­proccio educativo, aggressi­vo e ideologico. I cattolici in particolare, ma tutti i geni­tori, devono tornare a met­tere bocca su questi temi. Impegnarsi politicamente significa anche fare i rap­presentanti di classe. Ci stia­mo giocando il futuro e l’e­ducazione dei nostri figli».
«Per far accettare il progetto – prosegue – si parla di lotta al bullismo e all’omofobia. Sia chiaro: siamo tutti total­mente contrari all’omofo­bia. Che però non si scon­figge con l’ideologia, ma con l’educazione, che le famiglie devono condividere con la scuola e le altre agenzie e­ducative. E cos’è, se non u­na battaglia ideologica, quella di voler indottrinare bambini di 9 mesi o 3 anni? C’è malafede in questa idea di formare gli educatori, è u­na strategia per mettere in conflitto famiglia e scuola».
«Esiste un genitore che desidera parlare di orienta­menti sessuali a suo figlio di 2 anni? Non credo proprio», nota De Palo. «E meno che mai vorrebbe che fosse la scuola. Mi ap­pello al buon senso dei con­siglieri comunali perché vo­tino la nostra delibera, come ha già fatto il II municipio, guidato dal centrosinistra. Chi ha a cuore l’educazione non può accettare queste fu­ghe in avanti. Siamo stufi di chi vuole trasformare anche l’educazione in una batta­glia ideologica. Per la Giun­ta questo tema è un’osses­sione: sembra che non esi­stano le persone, ma gli in­dividui connotati dall’orien­tamento sessuale».

VICARIATO: PROTESTARE COME IN FRANCIA. Don Filippo Morlacchi, direttore del­l’Ufficio per la pastorale scolastica del Vi­cariato, ha scritto su Roma Sette (il dorso locale di Avvenire) un editoriale sulla questione. Per Morlacchi è triste che tali questioni, anziché altre e ben più urgenti, vengano spacciate come «priorità» educative per la prima infanzia: «Si vuole avviare una vera rivoluzione cul­turale, di cui la maggioranza delle famiglie italiane non sembra proprio sentire il bi­sogno ». Si dice «educare alla diversità. Pec­cato però che almeno una di queste diver­sità, quella assolutamente originaria» e che «ogni bambino coglie al volo, tra maschietti e femminucce, tra mamma e papà, venga perfino contestata come obsoleto “stereo­tipo culturale”». Anche in altri Paesi euro­pei, «come la Francia, la potente mino­ranza per il “gender” ha dettato l’agenda degli impegni scolastici», ma «i genitori hanno alzato la voce e prodotto pubblica­zioni per avvertire del fenomeno». Forse è tempo che «anche in Italia gli uomini con­vinti della bontà della famiglia naturale si esprimano pubblicamente». Perché oc­corre «rispetto assoluto per ogni persona, indipendentemente da idee, inclinazioni o azioni», ma «senza legittimare ideologie contrastanti con la verità del Vangelo».

Fonte: Tempi

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