La schiera dei cinesi-fantasma si ingrossa di anno in anno: persone senza identità, senza capacità giuridica, scampate dalla politica del figlio unico. Veri e propri superstiti dell’odierna strage degli innocenti.
Ma i bambini in Cina soffrono in larga parte anche di altre forme di sopruso, come l’impossibilità di accedere al sistema scolastico per i figli dei lavoratori migranti interni. Coloro che si muovo di città in città per trovare lavoro trovano nelle amministrazioni locali vincoli che impediscono ai propri figli di frequentare la scuola o sostenere esami.
Tutto ciò per disincentivare gli spostamenti di famiglie non abbienti ma, di fatto, innestano un vero e proprio circolo vizioso in quanto i bambini resi forzosamente analfabeti, saranno immessi nel mondo dello sfruttamento minorile.
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Secondo un rapporto della HRC (Human Rights in Cina), la più importante delle organizzazioni di difesa dei diritti umani che si occupa della Cina, viene rivelato come le regole restrittive imposte dal governo per il controllo della migrazione interna abbiano un impatto drammatico sulla situazione di milioni di bambini.
I lavoratori migranti che si muovono per le città a cercare lavoro nelle fabbriche sono spesso trattati come intrusi sgraditi e di avere poco accesso ai servizi pubblici come l’istruzione, assistenza sanitaria, ecc rispetto a coloro che sono nati lì.
Dati rilasciati dal National Bureau of Statistics riportano che il salario medio di un migrante è di 1.600 yuan al mese (circa 199 euro), oltre mille yuan in meno di un lavoratore residente. Un migrante lavora in media 11 ore al giorno, 26 giorni al mese. Al 79 per cento dei migranti non vengono pagati gli straordinari, molto spesso neanche gli stipendi.
A causa della complessa legislazione cinese, i migranti sono di fatto cittadini di serie B. Secondo un’indagine del 2004, solo il 12,5 per cento di loro lavora con un regolare contratto di lavoro, solo il 12,9 per cento ha un’assicurazione sugli infortuni. Secondo un’altra del 2011, meno del 30 per cento può accedere alla sanità.
I media ufficiali riferiscono che in Cina ci sono circa 20 milioni di bambini sotto i 14 anni di età che hanno seguito i loro genitori migranti-lavoratori nelle città, citando dati del Fondo dei Bambini e Adolescenti Cinese.
Gruppi dei diritti umani rivelano che spesso ai bambini migranti viene impedito di frequentare la scuola o sostenere gli esami nelle città dove lavorano i genitori e spesso finiscono per essere sfruttati come mano d’opera minorile.
In virtù dell’HUKOU, il dispositivo di registrazione del domicilio familiare, ogni persona è obbligata a essere registrata in un luogo di residenza specifico, e solo le istituzioni locali dell’HOKOU da cui proviene il bambino sono incaricate di assicurargli gli anni di scuola dell’obbligo stabiliti dalla legge.
I bambini rurali nelle città, condizioni di vita
Nel 2007 il numero dei figli di lavoratori migranti nelle città cinesi si aggirava intorno ai 20 milioni, anche se è da tenere a mente che una piccola percentuale di figli di migranti è registrata, vale a dire solo ed esclusivamente coloro che sono nati nelle città.
La volontà da parte di molte famiglie di non lasciare le città, infine, fa pensare ad un loro continuo aumento.
I figli dei migranti sono ancora considerati “stranieri” nelle città e discriminati in vari aspetti della società.
Vivendo nelle città più importanti e più ricche in questo modo vengono privati, dalle istituzioni locali, del loro diritto all’educazione, con il pretesto che non sono in possesso dei documenti necessari.
La popolazione migrante in Cina si aggira tra i 150/200 milioni .
Pechino permette al sistema scolastico di escludere i figli dei lavoratori migranti dalle loro scuole, imponendo loro delle tasse scolastiche più elevate di quelle dei bambini residenti nelle città.
Queste misure discriminanti hanno una loro logica: le autorità cittadine cercano di dissuadere i lavoratori temporali con famiglia a carico di insediarsi nelle città dove lavorano.
I bambini che sono relegati in scuole di seconda classe (private) ricevono in ogni caso un basso livello di educazione, vista la mancanza di risorse economiche e insegnanti qualificati. Sono spesso strutture pericolose, le classi sono sovraffollate, gli insegnanti sono dequalificati, e mancano di materiale didattico. Non stupisce quindi che, mentre la media nazionale di iscrizioni all’università sia in aumento, la proporzione di studenti universitari migranti diminuisce.
La separazione sociale, geografica e culturale a cui sono sottoposti i bambini migranti nelle città favorisce a renderli scarsamente fiduciosi in se stessi, depressi e cadere vittime di crimini o entrare nel giro della delinquenza, rispetto ai bambini residenti
I principali ostacoli alla loro educazione
I principali ostacoli alla loro educazione vanno ricercati in vari atteggiamenti del governo cinese.
La parte del bilancio dello Stato riservata all’educazione è estremamente bassa (circa 4% del PIL, fonte Stato e Potenza ,2013):si tratta di uno dei tassi più bassi dei Paesi emergenti. Per fare un confronto, secondo i dati Eurostat (2005), l’Italia, con una spesa per l’istruzione pari al 4,4% del PIL, si situava al 21° posto tra i paesi UE, subito dopo la Bulgaria (4,5%).
Il governo ha la tendenza a presentare questi bambini come un peso supplementare per i servizi scolastici municipali.
Le autorità locali favoriscono i migranti più agiati e più istruiti a stabilirsi in alcune città, offrendo posti nelle scuole per i loro figli e altri incentivi. Per cui, chi ha impieghi più remunerati (uomini di affari, investitori) , può usufruire di sovvenzioni per il pagamento delle tasse scolastiche.
Le file dei discriminati, dei disagiati, dei senza identità sono ingrossate dal gran numero (imprecisato e imprecisabile) di cinesi-fantasma, persone che sono sfuggite alle stragi perpetrate dalla politica del figlio unico.
Costoro non essendo registrate all’anagrafe, non hanno nome, né capacità giuridica, sono dei “nessuno”. Se i diritti fondamentali di libertà non sono garantiti ai cittadini normali, è facile immaginare cosa può accadere a questi disperati se si imbattono in qualche controllo della polizia.
Gianni Taeshin Da Valle
Fonte: Laogai Research Foundation