Sta circolando ormai da alcuni giorni la petizione di Pro Vita & Famiglia perché non si torni più ad una didattica a distanza indiscriminata, ma solo prevista per i casi positivi o per i ragazzi che presentino sintomi influenzali. Una prevenzione, insomma, per prevenire i contagi, ma anche e soprattutto per scongiurare il pericolo di mandare tutti gli studenti a casa per tempi lunghissimi – pensiamo a casi positivi che emergono nel corso di più settimane ogni volta che si ritorna in classe. Ne abbiamo parlato con Giusy D’Amico, presidente di «Non si Tocca la Famiglia.
Cosa pensa delle attuali disposizioni del governo?
«Noi abbiamo denunciato la terribile discriminazione tra bambini vaccinati e bambini non vaccinati, perché in caso di positività tra gli studenti, vanno in DAD i bambini non vaccinati. Questo si sta realizzando con la nuova disposizione della quarantena: la DAD per i soli studenti vaccinati o, dice la normativa, che non abbiano completato il ciclo vaccinale con la terza dose. Questa costituirà una misura che farà gravare sugli studenti la mancanza di provvedimenti concreti che invece avrebbero dovuto adottare già da tempo in questi due anni di pandemia per rendere la scuola sicura. Ora, invece, ci ritroviamo di fronte ad una didattica in presenza che sarà garantita solo ad alcuni. Noi abbiamo interpellato anche il garante della privacy».
Come mai?
«Perché nel comunicato stampa del 23 settembre del 2021 si leggeva esplicitamente ciò che sto per dirle. Su nostra richiesta abbiamo chiesto come mai tanti docenti e tanti dirigenti scolastici indagavano sullo stato vaccinale degli adulti. Per la privacy personale di ciascuno studente ciò non era consentito. Il garante era intervenuto con questo comunicato del 23 settembre, in cui ribadiva che non era consentito conoscere lo stato vaccinale degli studenti del primo e del secondo ciclo di istruzione. E né era consentito chiedere il possesso della certificazione verde. Quindi abbiamo chiesto al garante della privacy di pronunciarsi proprio su questa plateale contraddizione a cui in questi giorni stiamo assistendo. Si continua a chiedere ai ragazzi, infatti se sono vaccinati o meno, addirittura si fanno indagini, su questo, per alzata di mano. Viene persino ribadito che questi ragazzi non vaccinati sono un pericolo per la società e tutto ciò contrasta col comunicato stampa del garante. Abbiamo sollecitato un ulteriore pronunciamento del garante in questi giorni, proprio su questa ulteriore evoluzione. Ci auguriamo che si ponga fine a questa storia abbastanza complessa, i bambini e i ragazzi hanno bisogno di stare in un ambiente inclusivo e sereno».
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Quale aspetto della petizione di Pro Vita & Famiglia è quello su cui più concorda?
«Sicuramente tutti, tuttavia io avrei rimarcato che a fronte del comunicato del garante, oggi siamo fuori da questo provvedimento che non viene rispettato. E’ necessario dunque che il garante si pronunci chiaramente».
Rispetto alla diffusione intensissima dei contagi che c’è in questo periodo, possiamo fare un confronto tra pro e contro della didattica a distanza e delle lezioni in presenza?
«Io credo che in questo caso manchi l’attore principale che sono i genitori, le famiglie e le associazioni dei genitori che non sono state in grado di partecipare a quei tavoli dove si prendevano decisioni per milioni di studenti. Se una famiglia crede che per la situazione attuale pandemica sia meglio che il figlio rimanga in DAD noi pensiamo che sia importante ascoltare quello che è il parere dei genitori. Noi siamo dell’idea che sia importante garantire la didattica in presenza che è ciò che questo governo non è stato in grado di garantire. Il governo avrebbe dovuto adottare provvedimenti che avrebbero evitato a monte la sola idea della DAD, perché sono mancati i provvedimenti sull’areazione delle classi, sui trasporti ecc. A fronte di provvedimenti non attuati a pagare sono stati milioni di studenti».