Mentre l’emergenza Covid inizia il suo progressivo inesorabile declino, nelle scuole l’argomento HIV torna ad assumere un “profilo alto”. Tanto è vero che Anlaids Onlus ha rilanciato il Progetto Scuola Nazionale: Anlaids incontra gli studenti. La sezione laziale di Anlaids, in particolare, ha incontrato gli studenti nel mese appena concluso, presso il Liceo De Sanctis, in tre date (18, 23 e 28 febbraio), coinvolgendo gli alunni di sei classi.
Il progetto è ormai trentennale ed è volto, tra le altre cose, a «favorire la conoscenza dell’infezione da HIV, delle altre infezioni a trasmissione sessuale (IST) e dei comportamenti di prevenzione relativi». Altri obiettivi: «diffondere informazioni sulle possibilità di accesso ai test e alle più efficaci misure di prevenzione».
Erano anni che l’emergenza HIV non occupava un ruolo così di rilievo in ambito educativo-scolastico. Come si spiega un “revival” del genere? Inevitabile che un programma di prevenzione di questo tipo sfoci in argomenti propri dell’educazione sessuale e, in particolare, sull’uso del preservativo. Non va dimenticato che, in particolare nel primo decennio di diffusione dell’AIDS, si era molto insistito sul fatto che il sesso anale (praticato per lo più dagli omosessuali) fosse il comportamento più a rischio, assieme alla tossicodipendenza da eroina.
Impossibile, quindi, parlare di AIDS, senza entrare nel delicato terreno dell’omosessualità, omofobia compresa. Tanto è vero che, tra gli obiettivi di Anlaids, c’è quello di «eliminare lo stigma sociale e il pregiudizio rivolto alle persone che vivono con HIV»: un tema che, almeno in parte, va a sovrapporsi proprio con quello della (vera o presunta) omotransfobia.
Ciò fa sorgere una domanda: che tipo di esperti ha coinvolto Ainlaids Lazio nei suoi seminari formativi? Di cosa effettivamente si è parlato? Il sito del Liceo “De Sanctis” non lo specifica. Se però andiamo ad ascoltare i contenuti del video-spot di Anlaids Lazio per la campagna nelle scuole dello scorso anno, è chiarissimo l’orientamento degli operatori, in prevalenza psicologi e psicoterapeuti.
Da una ventina d’anni, Anlaids Lazio coinvolge una sessantina di scuole e 12mila studenti. Una parte di loro sono stati coinvolti nel progetto di «peer education», in cui gli adolescenti diventano formatori dei loro stessi coetanei. Le parole chiave sono «responsabilità», «consapevolezza» e, soprattutto «uso del preservativo». Si dà per scontato ed acquisito il concetto di libertà sessuale, come diritto garantito e “blindato”.
La costante di tutte le campagne sull’HIV rivolte ai giovani è sempre stata quella del rischio e di come evitarlo. Nessuno pensa mai di andare a monte per, quantomeno, intrecciare il discorso della sessualità a quello dell’affettività. Sarebbe il discorso più utile ma richiederebbe approfondimento e disponibilità ad affrontare discorsi complessi.
Con i giovani, invece, le istituzioni educative si stanno appiattendo al linguaggio dei media e dei social: messaggi rapidi e ad alto impatto emotivo. Il percorso di Anlaids Lazio, in teoria, potrebbe anche rappresentare un’eccezione. Sarebbe, però, nel loro interesse mostrare nella massima trasparenza nei contenuti delle loro iniziative, rendendo massimamente partecipi le famiglie: cosa che non avviene.