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Pochi giorni fa però un titolo choc dava i brividi a tutti gli estimatori della ricchissima cultura e tradizione umanistica ispanica. «In Spagna stop a Filosofia e Storia, a scuola si studieranno i nuclei tematici: dai diritti LGBTQ+ all’imprenditorialità». Nell’articolo si snodavano i contenuti dell’ultima riforma scolastica, appena varata dal governo socialista di Pedro Sanchez.
Dalla scuola media spagnola del prossimo anno sono state estromesse «le vecchie, polverose e mnemoniche lezioni di Storia e Filosofia», così definite, sostituite da tematiche più contemporanee sui cui «discutere attivamente». Tra queste tematiche ci sarebbero dunque «l’eco-femminismo», la «memoria democratica», la «disuguaglianza sociale e la lotta per il potere», «l’emarginazione, la segregazione, il controllo e la sottomissione nella storia dell’umanità».
Un vero passo in avanti. Ma verso dove? Del resto non si capisce perché, a prescindere dalla validità dei nuovi “nuclei tematici”, si sia dovuta censurare la Storia della Spagna, di cui ogni cittadino dovrebbe andare fiero. Per non parlare della stessa Filosofia, che etimologicamente vuol dire “amore della saggezza”. Secondo Il Corriere della Sera la Storia resterà, ma non sarà più cronologica, sulla base dello sviluppo degli eventi, ma sarà insegnata «seguendo i nodi concettuali più che l’ordine temporale». Anche qui, in realtà, si torna al passato, e di nuovo c’è poco.
Nella riforma spagnola si parla anche dell’introduzione dell’educazione digitale e di elementi di economia, ma – ed è impossibile non rimanere basiti – anche di “diritti Lgbt” alle scuole medie ed è chiaro allora come si voglia una scuola ideologica, laicista, di parte e non di tutti. Una scuola insomma che divide e taglia i ponti con il passato e che magari, come mostrano tanti esempi, sfocia nel manicheismo più gretto.
In tal senso, a proposito della «sottomissione nella storia dell’umanità», il ministero spagnolo dell’istruzione dovrebbe farsi un esame di coscienza e chiedersi se non è, almeno dal 2000 in poi, la cultura del politicamente corretto a tenere in scacco e a “sottomettere” la libera opinione dei cittadini. Anche attraverso l’iper-sessualizzazione e la teoria del gender proposta/imposta ad alunni, minorenni e giovani.
Addirittura tra i nuclei tematici previsti nella riforma figurerebbe il «significato socio-affettivo della matematica». Questo spiega perché varie sigle di docenti, sostenute sia dai popolari che da Vox, si sono strenuamente opposte alla riforma.
Secondo l’eurodeputato di Vox, Jorge Buxadé, il governo sta attuando «il più grande attacco alla storia e alla cultura spagnola», con la pretesa illegittima di «educare i nostri figli al sesso», cioè di «entrare nelle questioni più intime degli spagnoli».
Stesso commento ha fatto in Italia il segretario del partito comunista Marco Rizzo, che ha definito la riforma della scuola in Spagna «una vergogna contro cui battersi», frutto di un governo prono alla «globalizzazione capitalista».