16/11/2020 di Luca Marcolivio

Scuole paritarie al top. Suor Alfieri: «Uno stimolo a difendere il diritto all’istruzione»

Nel calvario che vivono attualmente le scuole paritarie, la notizia che arriva da Eduscopio.it rappresenta una speranza e, al tempo stesso, induce a una riflessione. Nella classifica annuale elaborata dalla Fondazione Agnelli, nell’ambito delle scuole superiori (licei ma anche istituti tecnici), le paritarie si confermano ai primi posti per i livelli di preparazione dei loro allievi: chi si diploma alle scuole paritarie, infatti, si laurea con voti più brillanti all’università e si inserisce più facilmente nel mondo del lavoro. Numeri accolti con grande soddisfazione da suor Anna Monia Alfieri, referente scuola per l’Unione dei Superiori Maggiori d’Italia. Commentando i dati con Pro Vita & Famiglia, la religiosa invita però a non abbassare la guardia: il risultato dovrà essere uno stimolo a incentivare la collaborazione virtuosa tra scuola statale e paritaria ma, soprattutto, a salvaguardare il diritto allo studio per tutti.

 

Suor Anna Monia, quali sono le prime considerazioni che si possono fare riguardo ai dati della Fondazione Agnelli?

«Questa rilevazione è da accogliere con molto favore, tanto più se arriva da un soggetto come la Fondazione Agnelli che, storicamente, non è molto favorevole alla scuola paritaria. Se da un lato, tutto questo ci fa gioire, dall’altro ci richiama alla nostra responsabilità. Negli ultimi anni, le paritarie hanno dovuto affrontare una serie di vicissitudini, dal non riconoscimento fino all’attuale emergenza-Covid. Dobbiamo però domandarci: che rette hanno queste scuole? Questi istituti che si classificano come i migliori d’Italia, hanno una retta che va dai 5000 agli 8000 euro. Quindi, è la dimostrazione dell’enorme contributo che queste scuole danno alla società ma, al tempo stesso, che, chi vuole iscriversi a queste scuole, economicamente se lo deve permettere, nonostante questi istituti facciano enormi sacrifici per mantenere la retta bassa e per elargire borse di studio. Ci sono però da sottolineare tre grossi rischi…».

Quali?

«Primo: i successi delle paritarie confermano che il pluralismo in campo scolastico innalza la qualità formativa generale. D’altro canto, però, abbiamo la dimostrazione che la scuola paritaria è per chi se la può permettere. Rischiano allora di diventare scuole d’élite e ciò è gravissimo. Secondo: tutto questo va a confermare ciò che vedo sempre più evidente. Quella dell’anno scolastico 2020/21 che scuola sarà? Sarà una scuola statale priva di autonomia, che non riesce a ripartire per tutti, escludendo poveri e disabili? Sarà una scuola paritaria che, non essendo libera, deve applicare le sue alte rette per chi se lo può permettere? Pensiamo quindi alla scuola del 2020/21 come una scuola d’élite? Terzo: pensare questo apre a un ulteriore scenario che è pericolosissimo. Il diritto all’istruzione diventerà un privilegio? La scuola deve dare a tutti la stessa opportunità di partecipazione alla vita civile. Se però io dico che questa opportunità è solo per chi se la può permettere, avrò spaccato la società in due tra chi comanda e chi non comanda».

Cosa incoraggiano a fare i risultati di Eduscopio.it?

«È la conferma che ci dobbiamo adoperare per evitare che la scuola diventi un privilegio, agendo a livello governativo con le uniche soluzioni possibili: permettere un accordo tra statali e paritarie e dare la quota capitaria di 5500 euro. In questo modo, non solo le paritarie ripartono e conquistano i primi posto su Eduscopio, ma danno la possibilità a tutti gli 8 milioni di studenti di poter frequentare una scuola eccellente, indipendentemente se sia statale o paritaria. Guai se pensassimo che una scuola paritaria ai primi posti su Eduscopio ma accessibile a pochi sia qualcosa di accettabile».

Quindi, la situazione fotografata dalla Fondazione Agnelli deve essere di stimolo anche per le scuole statali?

«Le scuole statali non arrivano ai primi posti su Eduscopio non perché siano meno capaci ma perché manca loro l’autonomia che invece hanno le paritarie. Questi risultati confermano che, con un sistema come quello europeo, dove c’è autonomia, parità e libertà di scelta educativa non solo si risparmia ma si arriva ai primi posti per rendimento. È nostro auspicio che anche chi va alla scuola statale possa conquistarsi i primi posti nella classifica di Eduscopio. Desta preoccupazione constatare che in Lombardia e in Veneto c’è pluralismo educativo, mentre al Sud questo pluralismo si è dissolto. Si rischia di condannare il Paese a un divario incredibile tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri. La scuola smette di essere un ascensore sociale e diventa una realtà che alimenta le disparità: ciò è gravissimo. Quindi i risultati di Eduscopio li vedo come una conferma che bisogna agire affinché non ci sia una società spaccata in due per sempre».

 

 

 

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