L’opera di distruzione della famiglia – strumentale alla decostruzione dell’individuo – vede un lavorio incessante dei cultori della morte che si insinua tra i banchi di scuola, anche a prescindere dalla diffusione dell’ideologia gender.
Un esempio è questa scheda tratta da un libro di V elementare.
V elementare: ragazzini di 10 – 11 anni, in fase di preadolescenza, pronti a a esplodere in quella tempesta fisiologica e naturale che per certi versi li metterà in antitesi con i genitori... Ci siamo passati tutti, ne siamo usciti tutti: chi prima, chi dopo, in linea di massima tutti abbiamo litigato tanto con mamma e /o con papà, ma poi abbiamo fatto pace. Anche questa è scuola di vita, anche così si cresce.
Ma vi sembra giusto, in un momento così delicato, che proprio dalla scuola si insinuino nella testa dei ragazzini frasi come “Quando si parla di famiglia, i figli non c’entrano mai” ?
Frasi cattive. Frasi false, menzognere. Frasi che servono a mettere zizzania (qualcuno ricorda chi è il seminatore di zizzania per eccellenza?).
E’ questa “pedagogia”? E’ questa la sinergia educativa che si dice di voler instaurare tra scuola e famiglia nell’interesse esclusivo dello studente?
O forse, dietro a certi “esercizi di italiano” c’è la convinzione, anzi, un pregiudizio rancoroso, che la famiglia non sia lì nell’interesse dei figlioli? Ignorano che la famiglia, di solito, per quanto imperfetta, per quanto con mille problemi, è fondata sull’amore? Quale genitore, nella scelta della scuola per i figli, non si fa in quattro per trovare il meglio per loro? Nella fattispecie si poteva cogliere l’occasione per presentare la questione in positivo: “la famiglia sceglie quella scuola per il tuo bene, le amiche le continuerai a frequentare comunque, a scuola si va per studiare e non per stare con gli amici” (... ma su quest’ultimo punto ci sarebbe ancora molto e molto da dire...).
Il fatto è che il seminatore di zizzania per eccellenza non ha proprio idea di cosa sia l’amore...
Redazione
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