Che siamo immutabilmente o maschi o femmine è scritto in ciascuna delle nostre cellule (persino quelle del cervello), non è un’invenzione di Pro Vita e Famiglia o di qualche “retrogrado medievale”. Si tratta di una semplice disposizione della natura, scientificamente dimostrata e confermata.
Allo stesso modo, per natura il corpo femminile ha delle funzioni uniche e speciali che quello maschile non ha (e viceversa) e che permettono all’unione dei corpi tra un uomo ed una donna di generare una nuova vita, un nuovo essere umano.
Non c’è nulla di superfluo nella biologia del corpo femminile, né in quella del corpo maschile. Così, negli apparati riproduttivi maschili e femminili, ogni singola parte ed ogni singolo processo fisico ha uno scopo ben preciso.
Anche le mestruazioni hanno un senso: permettono la fuoriuscita di quel rivestimento intrauterino, l’endometrio, che si era preparato ad accogliere una nuova vita, ma che non l’ha vista germogliare. È, dunque, necessario che esso sia espulso ogni mese, tranne in gravidanza.
A cosa servirebbe, invece, all’uomo avere le mestruazioni? A nulla. E, infatti, non le ha.
Ma poteva mai la natura disporre che solo le donne potessero avere le mestruazioni a fine discriminatorio nei confronti dei maschi? Le mestruazioni sono semplicemente un tratto peculiare e naturale di uno dei due sessi, non un diritto civile da reclamare qualora venga negato.
«Un'azienda produttrice di prodotti sanitari, racconta il Daily Mail online, ha ceduto alle pressioni da parte degli uomini transgender che parlavano di discriminazione e ha rimosso il simbolo del sesso femminile dall'involucro. Le donne per protesta stanno boicottando il marchio leader», leggiamo sul Messaggero.
Ma la discriminazione è un trattamento offensivo e svilente dell’altrui dignità, non un innocuo e rispettoso riconoscimento della realtà scientifica.
di Luca Scalise