Sempre più bambini vengono abortiti perché hanno la sindrome di Down. L’aborto sta mietendo un numero di vittime spaventoso e un dato fra i vari che deve preoccuparci è l’incremento degli aborti praticati per motivi eugenetici, ossia quelli volti a eliminare i bambini malati, disabili, malformati o con anomalie genetiche.
«La crescita degli screening prenatali in Europa ha ridotto il numero di bambini nati ogni anno con la sindrome di Down (DS) di una media del 54%», leggiamo su La Nuova Bussola Quotidiana. Più di un bambino su due non viene fatto nascere per questo motivo. È un fatto gravissimo e che dovrebbe decisamente allarmarci, specialmente dal momento che negli ultimi tempi si parla tanto di lotta alle discriminazioni, eppure si trascurano i più discriminati fra tutti, cioè i non nati.
E addirittura in molti hanno il coraggio di chiamare l’aborto “prevenzione della sindrome di Down”, mentre questa pratica non previene un bel niente, ma si limita a eliminare bambini innocenti. Perché di bambini si tratta. Bambini eliminati perché ritenuti “difettosi”. E questa sarebbe giustizia? Civiltà?
“Presto nascerà l’ultimo bambino danese affetto da sindrome di Down”, scriveva otto anni fa il quotidiano danese Berlingske. Siamo davvero contenti di un mondo che tratta un bambino come fosse un problema e non una persona? In Danimarca quest’anno non sono nati neanche 20 bambini con sindrome di Down. Ci rendiamo conto?
Alcuni, poi, affermano che l’aborto sarebbe una forma di “compassione” verso i bambini malati, malformati o con anomalie genetiche. È un’affermazione che si commenta da sola. Un bambino sofferente ha bisogno di cure e di amore, non di morte. Perché, come affermava John Franklin Stephens, “Una vita con la sindrome di Down può essere piena ed emozionante come qualsiasi altra”. E – aggiungo – la vita di chi ha al proprio fianco una persona con sindrome di Down può essere solo arricchita e resa ancor più felice da questa presenza.