Che i sostenitori della teoria affermativa del genere, quindi i fautori di un transgenderismo no limits, possano talvolta avere idee bizzarre se non estreme, ecco, si sapeva da tempo. Basti vedere John Money (1921-2006), lo psicologo e sessuologo neozelandese pioniere nella ricerca nell'ambito dell'identità di genere che non disdegnava i dibattiti sulla pedofilia, sostenendo in modo abbastanza ambiguo che debba esserci una distinzione clinica fra affectional pedophilia e sadistic pedophilia, cioè la pedofilia in cui c'è affetto per il minore coinvolto in atti sessuali e quella che si manifesta solo in modo sadico.
Ecco, il punto è che un caso come quello di Money potrebbe non essere isolato; anzi, si può dire non lo sia. Il sito Reduxx ha infatti scoperto passaggi sconvolgenti nella biografia di un eminente sessuologo dei giorni nostri: il norvegese Thore Langfeldt, studioso che ha collegamenti con la Wpath, acronimo che sta per la World Professional Association for Transgender Health, realtà le cui linee guida per il trattamento delle persone con disforia di genere e transgender hanno di recente attirato delle critiche perfino da riviste scientifiche come il British Medical Journal. Andiamo però avanti, perché ciò che pare esservi di allarmante nel curriculum di Langfeldt è ben altro, e concerne la sua vicinanza a gruppi di pressione pro-pedofilia che, fino a pochi anni or sono, esercitavano pressioni per abbassare l’età del consenso nell’ambito dei rapporti sessuali.
Non solo, Reduxx, nell’inchiesta firmata da Genevieve Gluck, ha pure scoperto che Langfeldt, negli anni '70 e '80 Langfeldt, intervenne ampiamente sulla «sessualità infantile». Lo fece parlando in convegni dedicati al tema, ma pure con pubblicazioni che lasciano letteralmente senza parole. Il riferimento è qui a If You Want, You Are Allowed: About Child Sexuality (Se vuoi, ti è permesso: sulla sessualità infantile), un libro del 1986 – che ha per autore Thore Langfeldt, appunto – e che, se e già esplicito nel suo titolo, lo è perfino di più nell’immagine di copertina, che ritrae due bambini biondi nudi in un giardino...
Ma ancora prima dell’uscita di questo testo, se così si può chiamare, pare che il sessuologo in questione abbia collaborato – come ache Wikipedia riporta - con Pedophile Working Group (Pedofil Arbeidsgruppe – NAFP), un’organizzazione norvegese fondata nel 1975 a Oslo – il cui presidente era un individuo misterioso, noto solo con il nome “Lecturer E” – e autrice di proposte che lasciano senza parole; come quella avanzata sempre negli anni ’70 al Ministero della Giustizia: una richiesta di modifica del codice penale che abbassasse l’età legale del consenso sessuale da 16 a 14 anni, con anche l’appello, nelle condanne per gli autori di reati sessuali, a considerare solo la gravità degli abusi più che le differenze di età tra i soggetti coinvolti.
Poco dopo, nel 1978, secondo Reduxx Langfeldt – che del tema del trattamento dei pedofili si è occupato anche recentemente - scrisse un articolo sulla rivista Kontakt in cui difendeva le relazioni sessuali tra adulti e bambini e presentava casi di studio di sedicenti pedofili come prova del fatto che questi casi fossero in realtà «spesso pieni di amore e affetto reciproci».
Parole, queste ultime, decisamente inequivocabili. Ora, si può dire che non serva proseguire oltre, nel senso che le posizioni moralmente intollerabili sposate dal sessuologo norvegese paiono chiare. Allo stesso tempo è altresì chiaro, come mostrano anche casi di cronaca sconvolgenti non meno quanto fin qui raccontato, come esistano dei punti di contatto, almeno a livello individuale, tra chi è interessato dal tema o dall’identità transgender e chi della sessualità dei più piccoli. Ed è forse il caso di iniziare a chiedersene il perché.