Una breve testimonianza, fresca e gioiosa, di un ragazzo di Bologna, Luca, che per la prima volta ha partecipato alla Marcia per la Vita
Da quando i Legislatori dei nostri Parlamenti hanno decretato la legalizzazione dell’aborto, in diverse città dei continenti americano ed europeo “uomini e donne di buona volontà” hanno iniziato a marciare al fine di sostenere apertamente la difesa del diritto alla vita, sin dal suo concepimento e senza cedere ad alcuno compromesso.
La mia esperienza di marciatore pro-life è iniziata una sera di marzo in una piccola parrocchia alla periferia di Bologna, a seguito della proiezione del film “October Baby” promossa dal MEVD Emilia-Romagna. Infatti, la visione del film e le semplici ma significative esortazioni degli organizzatori, se da una parte mi hanno consentito di rinsaldare molte convinzioni maturate da tempo intorno al tema della vita, dall’altra hanno suscitato in me il desiderio di compiere un atto concreto, con cui poter manifestare apertamente tali convincimenti. Così ho deciso di partire per Roma.
La pacifica terza marcia per la Vita di Roma è stata preceduta da un grande convegno svoltosi presso L’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, caratterizzato da significative relazioni scientifiche e da numerose testimonianze sulla vita, aperte a giovani ed adulti. Gli interventi dei relatori, ciascuno con il suo differente patrimonio di esperienze e conoscenze, ma tutti accomunati dal concreto servizio in difesa della vita, sono serviti, a mio avviso, ad acquisire consapevolezza, riempiendo di significato e di contenuto l’atto del marciare, che avremmo compiuto a breve.
Il giorno successivo più di trentamila persone: donne, giovani, famiglie, laici e consacrati hanno marciato pacificamente lungo le strade della capitale. L’incontro si è aperto con gli interventi delle delegazioni pro-life straniere, mentre una folla mite e gioiosa colorata da cartelli, bandiere e magliette, che rammentavano le cifre dell’aborto in Italia, si apprestava a sfilare festante sotto il cielo azzurro di Roma.
Quando il lungo corteo è partito, l’emozione è stata forte ed ancora più forte la percezione di essere dalla parte giusta, di combattere una buona battaglia, tuttavia non per rivendicare diritti personali, quanto per venire in soccorso di chi è inerme ed indifeso! L’interminabile e festante fiumana è apparsa ai miei occhi subito come un corteo diverso dai soliti, perché differente era l’insieme delle persone che lo animava, accomunate dalla cultura della Vita.
La luce che traspariva dagli occhi e dai volti delle migliaia di bambini, di genitori, di laici e di consacrati, che marciavano, cantando e pregando, ha rischiato come un sole caldo e sfavillante la fitta caligine del relativismo e dell’edonismo imperanti, che offusca le menti e le coscienze dell’uomo di oggi. Nello scorrere della storia umana, infatti, ci sono spesso momenti in cui sembra che ogni speranza si spenga ed è allora più che mai che gli “uomini di buona volontà” sono chiamati a perseverare nella verità e nel bene, rimanendo “irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale splendere come astri nel mondo” (Fil 2, 15).
Domenica 12 maggio è stata una giornata straordinaria per me, l’inizio di un cammino che non si è arrestato a Castel Sant’Angelo, ma che continua lungo le vie a volte oscure del quotidiano, in attesa di prendere parte alla prossima Marcia per la Vita, sempre a Roma, il 4 maggio 2014.
di Luca Tepedino