17/11/2021 di Anna Bonetti

Signorini, un messaggio di speranza nella roccaforte dell’anti-democrazia

E’ di questi giorni, ormai lo sappiamo, una violenta bufera social che si è scagliata su Alfonso Signorini, giornalista e conduttore del Grande Fratello Vip, il quale ha avuto il coraggio di dichiarare la fatidica frase che ha fatto scatenare il web, ossia: “noi siamo contro l’aborto in ogni sua forma”.

Tra le immediate polemiche non si è risparmiata la protesta di Selvaggia Lucarelli: “Caro Alfonso Signorini – ha affermato - non so a nome di chi credi di parlare, ma NOI abbiamo votato a favore dell’aborto con un referendum che ha la mia età, quindi fammi un favore: parla per te e per il tuo corpo, visto che non rappresenti né il paese, né il corpo delle donne”. Peccato però, che la Lucarelli ha parlato come se Signorini fosse l’unico ad opporsi all’aborto e tutti gli italiani sostenessero la legge 194. Per gli abortisti, infatti, l’unica cosa che conta è difendere ad ogni costo il “diritto” di sopprimere un essere umano innocente “in nome della legge”, probabilmente dimenticandosi che “legalmente giusto” non coincide con “moralmente giusto”. D’altronde la Lucarelli dovrebbe ricordarsi che se non si sente rappresentata da Signorini, lei non rappresenta NOI e che quel NOI esiste, che le piaccia o meno.

Più pacata, ma comunque discorde è stata la reazione di Endemol Shine Italy, la casa di produzione del Grande Fratello, che ha dichiarato di prendere le distanze da Signorini: “Nella puntata del Grande Fratello Vip – si legge nella nota - Alfonso Signorini ha espresso la sua opinione su un tema importante e sensibile come quello dell’aborto, che è un diritto di ogni donna sancito nel nostro ordinamento. Pur rispettando le posizioni di ognuno, come Endemol Shine Italia esprimiamo la nostra distanza dalla sua personale posizione”. Una giustificazione al comportamento di Signorini, che però non ha attaccato nessuno né fatto la morale, ma ha semplicemente espresso la propria opinione. Come se per difendere la vita ci fosse bisogno addirittura di scusarsi, cosa che certamente non sarebbe accaduta se il conduttore si fosse schierato a favore dell’aborto.

Non ha tardato, però, neanche la reazione de Le Iene: «Vogliamo ricordare a tutti che l’aborto è una conquista di civiltà, un diritto che, in Italia è stato sancito quarant’anni fa” ha commentato il conduttore Nicola Savino. E’ molto interessante come nella maggioranza delle polemiche rivolte a Signorini si associ l’aborto alla legalità e di conseguenza alla giustizia, senza nemmeno soffermarsi sul fatto che è proprio in nome di una legge come la 194 che fino ad oggi sono stati strappati alla vita 6 milioni di vite umane innocenti.

Dunque, per il pensiero mainstream, è proibito semplicemente chiedersi se questo dramma sia giusto, o forse di loro non deve importare nulla a nessuno? Nonostante sia vero che nel corso di una gravidanza una donna è colei che deve portare il peso maggiore, poiché è colei che porta il bambino in grembo, è altrettanto interessante sottolineare quanto l’uomo debba essere perennemente escluso dal dibattito sull’aborto e dalla scelta della donna, secondo la legge 194, quando senza il suo prezioso contributo sarebbe impossibile generare una nuova vita.

Quindi se l’aborto è completamente una decisione della donna, perché gli uomini devono assumersi la responsabilità dei loro figli e delle loro famiglie? E’, ovviamente, una domanda retorica e provocatoria.

In sintesi, la frase di Signorini resta un messaggio di speranza nella roccaforte del politicamente corretto, che anche in un programma lontano anni luce dalla difesa della vita ribadisce la dignità di ogni vita umana. Un evento epocale che spezza il preconcetto che un omosessuale, come nel caso di Signorini, non possa essere pro-life.

Un pretesto che dovrebbe ricordarci ancora una volta che la battaglia per la vita è una battaglia che coinvolge tutti noi, indipendentemente dal nostro orientamento sessuale, politico o religioso, e anche indipendentemente dal nostro sesso. Si tratta di una questione puramente umana, per difendere il più fondamentale dei diritti umani: il diritto alla vita.

 

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