La Procura di Roma ha impugnato le trascrizioni di atti di nascita con due “genitori” dello stesso sesso: sta diventando una moda lanciata da alcuni sindaci, da Torino a Milano, a Pesaro, Firenze, Bologna, Pisa...
Il senatore Simone Pillon, capogruppo della Lega in commissione giustizia, ha plaudito alla decisione del pool di magistrati perché «È in corso un tentativo di legittimare l’utero in affitto e la compravendita di gameti umani e per farlo si usano i bambini come cavie per esperimenti di ingegneria sociale. I bambini nascono dalla mamma e dal papà. Ogni altra condotta costituisce illecito penalmente rilevante». È una vera e proria azione amministrativa diretta contro il più sacrosanto e naturale diritto umano: quello del bambino di avere una madre e un padre e a non essere trattato alla stregua di un oggetto di compravendita; quello delle donne a non essere schiavizzate e lese nella loro più intima dignità.
Il senatore, quindi, invita i sindaci a non rendersi complici «di uno dei più gravi delitti contro la dignità delle donne e dei loro bambini».
Invitiamo anche noi tutti i sindaci di buon senso a non cedere alle pressioni mediatiche e politiche che vorrebbero far loro compiere un atto contro la legge positiva (il Comune – Sindaco, Giunta, Consiglio – non ha in materia di trascrizioni alcuna discrezionalità, ma deve semplicemente ottemperare alla legge) e contro la legge naturale.
ProVita e le altre associazioni pro famiglia sono disposte a recarsi in qualsiasi Comune d’Italia a tenere conferenze, partecipare a dibattiti e a tavole rotonde per chiarire le questioni inerenti all’utero in affitto, che è da condannare senza se e senza ma, anche nei molti casi in cui interessa a coppie eterosessuali.
Coraggio, sindaci: avete una responsabilità grande nei confronti dei vostri elettori e nei confronti della vostra coscienza.
Redazione
P.S.: Esprimiamo la nostra solidarietà al sindaco Romizi, di Perugia, che si è rifiutato di violare la legge naturale e la legge positiva ed è stato attaccato pubblicamente con un’imboscata durante il consiglio comunale, da parte di chi vuole imporre i capricci degli adulti pretendendo, appunto, una violazione della legge.