Ricordate la battaglia su cosa avrebbe voluto quella donna cerebrolesa che viveva in Florida, Terry Schiavo? La ragione addotta per interrompere il mantenimento in vita consisteva su una sua presunta dichiarazione, nella quale avrebbe detto che avrebbe voluto la rimozione di una eventuale sonda gastrica. Ora che altri casi come il suo compaiono nei tribunali, gli avvocati stanno consigliando alle persone di redigere testamenti biologici. Ma quanto sono valide affermazioni, orali o scritte, fatte nel passato riguardo alle scelte del presente?
Un articolo apparso recentemente nel Journal of Medical Ethics affronta proprio questo difficile argomento. In “Rilevanza delle affermazioni passate: la teoria degli atti linguistici”, Joanne Gordon sostiene che gli enunciati passati non sempre esprimono le scelte di una persona per come vorrebbe essere trattata. Possono anche solo essere intesi a provocare una reazione psicologica nei suoi ascoltatori.
Gordon usa la teoria degli atti linguistici – una teoria filosofica riguardo alla natura e alla rilevanza degli enunciati verbali – per analizzare le affermazioni sulle cure terminali. Le persone possono non intendere le proprie affermazioni nel senso di esprimere una scelta di trattamento. Piuttosto, vogliono creare una particolare impressione – sia essa confortare, scioccare, ispirare, e così via. Per esempio, l’affermazione «Non voglio dipendere dagli altri» può non necessariamente esprimere una scelta di trattamento. Anzi, “un individuo potrebbe realisticamente agire in maniera insincera, per ingenerare una percezione di lui/lei fieramente indipendente”.
Gordon offre anche l’esempio di commenti fatti ad una persona amata, ospitata in una casa di cura: “«Spero, quando sarò più anziano, di finire in un luogo carino come questo» o «Vorrei essere accudito come un neonato»... Sembra ragionevole supporre che [chi parla] non abbia simili pensieri o atteggiamenti positivi riguardo al dipendere dagli altri, ma stia usando queste parole semplicemente per dare un effetto confortante o rassicurante.
La Gordon conclude che “la teoria degli atti linguistici ci mostra che le affermazioni possono anche essere gruppi di parole «vuoti», che usiamo frequentemente al solo scopo di avere effetti psicologici sui nostri interlocutori nelle interazioni sociali quotidiane”. E conclude che occorre prestare maggiore attenzione al contesto in cui gli enunciati sono espressi, alla loro coerenza con altre affermazioni, alla narrativa personale complessiva.
Traduzione a cura di Andrea Virga
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