È con grande soddisfazione e non certo con tono distaccato né con sguardo obiettivo che il web magazine Elle, ha riportato i risultati di una ricerca americana che attesterebbe che i pro life non reputano le donne degne degli stessi diritti degli uomini.
Un ritratto impietoso e vergognosamente di parte di coloro che sposano l’idea che la vita abbia un valore assoluto e sia degna di essere vissuta sempre e comunque, è quello che viene fuori, con toni aspri e sprezzanti, soprattutto dall’articolo in questione che, peraltro, non si dà la pena di tentare di approfondire le risposte fornite, durante i rilievi statistici, dai pro life, ma le condanna “sic et simpliciter”.
Eccone uno stralcio esemplificativo: «gli antiabortisti sarebbero contrari alla parità di genere in ogni suo aspetto. A rivelarlo è il sondaggio curato dall'americana Supermajority & PerryUndem, le cui risposte avrebbero dimostrato che la lotta contro l’interruzione di gravidanza e le leggi che ne consentono l’accesso non sarebbe altro che uno strumento per dare sfogo alla misoginia degli attivisti pro life. Che, nascondendosi dietro alla volontà di preservare la vita umana e esercitando un controllo totalizzante sulle donne, arrivano a privarle di libertà fondamentali come quella di poter disporre autonomamente del proprio corpo».
Così siamo andati a cercare il motivo di tanto scandalo, analizzando alcune delle risposte tacciate di “misoginia”, per poi scoprire che la natura di certe affermazioni aveva ben poco a che fare con l’ossessione per la “gender equality” ma era dettata solo dal più spicciolo buonsenso.
Ad esempio, viene riportato che, metà degli elettori anti-aborto non ritenga essenziale disporre di un egual numero di uomini e donne nei ruoli di potere. Il motivo è molto semplice e non dovrebbe destare scandalo: le quote rosa uccidono ogni forma di meritocrazia. Non si capisce perché una persona debba necessariamente occupare un ruolo chiave solo perché appartenente ad un sesso piuttosto che ad un altro. Non è forse questo atteggiamento stesso a discriminare le donne, non ritenendole in grado di guadagnarsi, con e per le loro semplici capacità, un posto adeguato?
Oppure, nell’articolo si grida allo scandalo per il rifiuto, da parte dei pro life, della pillola anticoncezionale che, a detta del web magazine, avrebbe liberato le donne dal peso della gravidanza, in favore del carrierismo. Il motivo è presto detto ed è ormai noto ma, evidentemente “repetita iuvant”: la pillola e i metodi anticoncezionali favoriscono una concezione della sessualità edonistica e improntata all’egoismo più sfrenato che spingono a considerare il corpo femminile come un semplice oggetto di piacere. Per questo motivo, i pro life, sempre nella stessa indagine statistica, hanno mostrato perplessità verso il movimento del #MeToo, teoricamente teso a denunciare le violenze sulle donne ma, in realtà, crogiuolo di idee che, in nome della “liberazione sessuale”, espongono ancora di più la donna a subire certi tipi di violenza: come un gatto che si morde la coda.
Dunque, ancora una volta e, grazie alle aspre critiche di Elle, emerge con sorprendente chiarezza quanto i pro life rispettino e amino non solo la vita, ma anche le custodi stesse della vita nascente, non accettando che la loro immagine venga svilita da una cultura che ci vorrebbe tutti schiavi dei sensi e in un’eterna, inutile, lotta con l’altro sesso, per guadagnare una presunta indipendenza che, in realtà, fa solo rima con solitudine.
di Manuela Antonacci