Al Consiglio d’Europa, quell’organizzazione internazionale di cui fa parte la CEDU, continua (imbarazzato) il rifiuto del dibattito sul diritto alla vita dei piccoli sopravvissuti all’aborto.
Il Centro Europeo per la Legge e la Giustizia (ECLJ) ha presentato una Petizione per i diritti dei neonati che sopravvivono all’aborto tardivo, di cui abbiamo parlato qui, e che vi invitiamo a firmare, se non l’avete già fatto.
Il 31 agosto l’Assemblea del Consiglio d’Europa deciderà se è ammissibile. Intanto il 23 giugno la Commissione sugli Affari Legali e i Diritti Umani ha dato parere negativo, perché la questione è troppo “sensibile” e rischia di dividere l’Assemblea (!).
Quindi la ECLJ ci chiede di inviare testimonianze e adesioni a [email protected], perché fino alla fine d’agosto ancora c’è tempo per far qualcosa di concreto a favore delle centinaia di bambini che vengono lasciati morire tra i rifiuti ospedalieri e sui tavoli operatori.
Questo è il rapporto: “Late Term Abortion & Neonatal Infanticide in Europe” . Esso offre dati agghiaccianti (che sono comunque grandemente sottostimati).
La petizione chiede che in casi del genere ai bambini sia riconosciuto il diritto alle cure o – per lo meno – a un dignitoso trattamento palliativo che li accompagni alla morte.
Su una questione del genere non dovrebbe esserci alcun dibattito: perché i bambini – anche molto prematuri – si fa di tutto per salvarli, quando “partoriti”. Se estratti dal grembo materno “vivi per sbaglio”, invece gli stessi bambini non hanno neanche diritto a un po’ di calore umano?
Redazione