30/08/2019

Gli Stati Uniti baluardo della battaglia pro life alle Nazioni Unite

Il governo degli Stati Uniti ha contattato le capitali straniere per chiedere sostegno agli sforzi a favore della vita degli Usa presso le Nazioni Unite. Un tale sforzo pro vita di alto livello da parte di un'amministrazione statunitense non ha precedenti ed è stato reso noto lo scorso 23 agosto. Trump si può criticare per molte scelte, ma si ha il dovere di sostenerlo in questo sforzo unico e ‘sovrumano’ che sin dal primo giorno del suo mandato con coerenza sta portando avanti.

Una lettera congiunta firmata dal segretario di Stato americano Mike Pompeo e da Alex Azar, Segretario del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti, è stata inviata il mese scorso per chiedere ai governi di sostenere gli sforzi a favore della vita degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite in vista del vertice internazionale di settembre sulla salute globale.

Molti delegati dei paesi alle Nazioni Unite hanno sperato in tale lettera per più di un anno perché rende ufficiale la posizione pro life degli Stati Uniti e li aiuterà a resistere alle forze pro aborto nella burocrazia delle Nazioni Unite e nei governi europei. Nella lettera si mette in guardia contro «gli sforzi aggressivi di reinterpretazione degli strumenti internazionali per creare un nuovo diritto internazionale all'aborto e promuovere politiche internazionali che indeboliscono la famiglia».

Nella lettera ci si riferisce anche all’abuso dei termini «salute sessuale e riproduttiva» e «educazione sessuale completa» come «termini ed espressioni ambigue che causano confusione e si sono associati a politiche anti-familiari e pro-aborto». L'Unione europea ha respinto la bozza finale di un accordo delle Nazioni Unite sulla salute globale all'inizio di agosto perché non consente alle Nazioni Unite di promuovere l'aborto come diritto internazionale.

Il progetto di accordo finale in questione riguarda il prossimo vertice globale sulla "copertura sanitaria universale" dell'Assemblea generale del 23 settembre. L'Unione europea non ha potuto accettare una dichiarazione dell'accordo secondo cui le politiche di salute sessuale e riproduttiva devono essere in linea con precedenti accordi ONU adottati dall'Assemblea Generale.

Ma perché la UE si è dichiarata contraria? Perché i precedenti accordi delle Nazioni Unite escludono l'aborto come diritto internazionale o come metodo di pianificazione familiare e impediscono al sistema delle Nazioni Unite di promuovere l'aborto. La copertura sanitaria universale è una priorità urgente per molti paesi poveri che fanno affidamento su aiuti internazionali per gestire i loro programmi sanitari, ma ciò non ha nulla a che fare con la promozione dell’aborto e della contraccezione.

Date le posizioni assunte dall'UE e dal governo degli Stati Uniti, è improbabile che si possa raggiungere un accordo. Il governo degli Stati Uniti non vuole alcuna ambiguità sul tema dell'aborto, mentre l'UE è fermamente convinta che la terminologia sulla "salute sessuale e riproduttiva" debba rimanere aperta e ambigua. L'unica possibilità di un cambiamento nella posizione dell'UE è che i paesi membri costringano la delegazione europea a rinunciare alla sua posizione aggressiva a favore dell'aborto.

Tuttavia, la nuova Commissione Europea sarà, se possibile ancor più a favore dell’aborto, nonostante il buon esito elettorale di molti partiti legati ai valori pro life e pro family. Infatti, oltre ai due prossimi Vice Presidenti anziani della Commissione (Verstager e Timmermans), il nuovo Rappresentante UE per l’Estero Borrell, legato a Soros, è promotore dell’aborto. Non ci resta che confidare nella coalizione dei paesi africani, asiatici, arabi e USA, Russia e forse Cina che possano aver successo nel voto di settembre e finalmente dare impulso alle politiche della salute delle Nazioni Unite, non certo all’infanticidio di massa dell’aborto internazionale.

Luca Volontè

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