28/01/2021 di Luca Scalise

Stati Uniti: così la Corte Suprema ha detto NO all’aborto “fai da te”

È pura ragionevolezza bloccare l’assurda pratica dell’aborto farmacologico a domicilio. Ed è anche il minimo, dato che l’aborto stesso, sopprimendo un essere umano e ferendo profondamente sua madre, dovrebbe essere proprio impensabile.

È ragionevolezza, dato che, «oltre le 24 morti riportate sempre dalla Fda, si fanno presenti le segnalazioni di 4.195 effetti avversi come emorragie, forti dolori addominali e infezioni gravi» post aborto farmacologico, ricorda un articolo di Tempi, spiegando che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che la procedura dell’aborto farmacologico non può più essere praticata “a domicilio”, come avveniva negli ultimi mesi a causa della pandemia.

Basta telemedicina e pillole per posta, dunque. La procedura non è sicura, proprio perché l’aborto stesso non è così “sicuro” come vogliono far credere gli slogan. Possibile che ci sono così tante e giuste indicazioni per salvare le vite (indossare le mascherine, evitare assembramenti, igienizzare le mani, etc..) mentre viene permesso l’aborto a domicilio, con tutti i possibili rischi per la salute femminile che comporta?

Come ricordava in un comunicato stampa il nostro presidente Toni Brandi, «la Ru486 può causare emorragie, gravidanze extra uterine, infezioni, setticemie, distruzione del sistema immunitario, depressione e anche la morte» e il «56% delle donne riconosce poi il figlio innegabilmente formato sulla propria mano o nel wc». Insomma, è forse umano lasciare sola una donna a vivere tutto questo? Dov’è finita la tutela della donna, tanto sbandierata negli slogan abortisti e tanto messa a rischio dall’aborto volontario stesso?

Anche in Italia la situazione desta preoccupazione, da quando è possibile l’aborto a domicilio con la Ru486 fino alla nona settimana di gravidanza. «L’introduzione dell’aborto chimico ha aumentato il numero di abusi, di donne costrette da uomini ad abortire. E a casa, con l’aborto fai da te, i casi cresceranno ancora», spiegava il nostro vicepresidente Jacopo Coghe.

Strano che proprio chi dice di tenere al bene delle donne, ai loro diritti e alla loro libertà voglia censurare il nostro messaggio in loro difesa.

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.