Sono sempre di più le donne che si fanno avanti per raccontare pubblicamente i terribili effetti collaterali che hanno patito facendo uso della contraccezione ormonale.
Giovani donne incorse in embolie polmonari e ictus
Sono moltissime le giovani donne vittime dei contraccettivi ormonali che sono andate incontro a coaguli di sangue e quindi a embolie polmonari e ictus. Molte si sono compromesse la salute per sempre, molte altre sono morte.
Hope Johnson, un’adolescente dell’Alabama è morta il 4 dicembre 2014, circa un mese dopo aver iniziato ad assumere un contraccettivo ormonale, a causa di un coagulo di sangue che le ha provocato un’embolia polmonare massiva. Prima di morire si era recata al pronto soccorso ben due volte lamentando respiro affannoso, dolore al petto, mal di testa e mal di gola, ma entrambe le volte i medici avevano sottovalutato i sintomi. I genitori, che hanno fatto causa all’ospedale, hanno ricevuto nove milioni di dollari di risarcimento (1).
La ventunenne olandese Orlaith Clinton assumeva, senza riportare problemi, la pillola combinata dall’età di 16 anni quando un giorno, durante un viaggio in aereo, avvertì un lieve crampo alla gamba sinistra. I giorni seguenti i crampi aumentarono e iniziò a zoppicare finché non cadde a terra perché non riusciva più a camminare. Quando chiamò l’assistenza medica la prima cosa che le chiesero è se stesse prendendo la pillola ormonale. Gli esami rilevarono un coagulo di sangue nel polpaccio e i medici decisero di tenerla sotto osservazione per dieci giorni sperando che il coagulo si spostasse verso la coscia e quindi intervenire, ma le cose andarono diversamente. Ben presto la giovane iniziò ad avere problemi respiratori; in effetti la Tac rivelò che il coagulo si era rotto in piccoli pezzi che avevano raggiunto i polmoni. Orlaith, che ha rischiato di morire, fu immediatamente sottoposta a terapia anticoagulante per fluidificare il sangue che continuerà per almeno altri sei mesi e forse per tutta la vita (2).
L’australiana Fallan Kurek è morta nel 2015 all’età di 21 anni, 25 giorni dopo aver iniziato ad assumere la pillola combinata per regolarizzare il ciclo. Mentre si trovava in casa ha iniziato a vomitare, è collassata, ha smesso di respirare ed è diventata cianotica. Trasportata in emergenza in terapia intensiva vi è rimasta tre giorni prima di essere dichiarata morta per embolia polmonare dovuta a un coagulo di sangue (3). Commentando la vicenda Hannah McCann, una ventunenne del Regno Unito che aveva assunto lo stesso contraccettivo per regolarizzare il ciclo dopo che le era stata diagnosticata la sindrome dell’ovaio policistico, ha detto di essere stata fortunata perché a lei, appena 21 giorni dopo, le aveva provocato un coagulo di sangue nel cervello che i medici hanno riconosciuto e trattato in tempo, altrimenti avrebbe fatto la stessa fine. «Se pensate di usare la pillola per regolarizzare il ciclo informatevi bene perché comporta dei problemi e non è detto che migliori le cose a breve», ha consigliato la giovane.
La sedicenne inglese Layla Khan è morta il 13 dicembre 2023, due settimane e mezza dopo aver iniziato ad assumere la pillola per cercare di alleviare i dolori mestruali. La giovane aveva iniziato a prenderla dal 25 novembre, ma già dal 5 dicembre aveva iniziato a soffrire di forti mal di testa e vomito. Pensando si trattasse di un virus intestinale non era andata in ospedale finché sei giorni dopo non è svenuta in bagno dopo aver gridato per il dolore. In ospedale la Tac ha rivelato un coagulo di sangue nel cervello, ma l’intervento chirurgico d’urgenza a cui è stata sottoposta non è servito a salvarla: è morta due giorni dopo (4).
A luglio 2019 la diciottenne statunitense Hailey Duncan ha rischiato di morire per un’embolia polmonare che le aveva bloccato la maggior parte del flusso sanguigno ai polmoni dovuta, secondo i medici, all’assunzione della pillola ormonale. Il chirurgo che l’ha trattata ha detto che non hanno potuto somministrarle farmaci per sciogliere i coaguli, né operarla perché stava troppo male e per salvarle la vita hanno dovuto prima collegarla alla macchina Ecmo (Extra Corporeal Membrane Oxygenation, Ossigenazione extracorporea a membrana) per sostenere le funzioni vitali di cuore e polmoni (5).
Sempre a luglio 2019 un’altra donna statunitense ha perso la vita a causa dell’anello vaginale NuvaRing. La ventunenne Alexzandria Givens (Ally) è collassata nella notte quando si è alzata dal letto per andare in bagno. I medici intervenuti sul posto hanno provato a rianimarla, ma non c’è stato nulla da fare. Il medico legale ha stabilito che Ally è morta per embolia polmonare causata da coaguli di sangue provocati dal NuvaRing. Ally si era lamentata più volte del dolore al collo, alla spalla e alla gamba durante il periodo in cui utilizzava l’anello vaginale, ma né lei né altri avevano pensato potessero essere collegati al contraccettivo (6). Un’altra vittima del NuvaRing è Erika Langhart, una studentessa universitaria di 24 anni morta nel 2011 a causa di un’embolia polmonare massiva (7).
Nel 2021 la statunitense Tria Potts, oggi 37 anni e madre di due figli, ha raccontato di come all’età di 15 anni la pillola estroprogestinica, presa per cercare di controllare un ciclo doloroso e pesante, le abbia rovinato la salute. Neanche un mese dopo dall’assunzione ha avuto un grave ictus ed è entrata in coma. Gli esami hanno rilevato molteplici coaguli di sangue, uno dei quali aveva viaggiato dal cuore al cervello procurandole, appunto, l’ictus. La pressione nella testa era così elevata che le hanno dovuto praticare un foro nel cranio. Dopo 27 giorni di coma si è risvegliata, ma ha dovuto imparare di nuovo a camminare, parlare e mangiare sottoponendosi a un lungo periodo di riabilitazione. Oggi, a distanza di 22 anni, ha ancora problemi di memoria a breve termine a causa dell’ictus (8). A febbraio 2024 è stata la modella Hailey Bieber a condividere pubblicamente la sua storia raccontando di aver subito un mini ictus dopo aver iniziato a prendere contraccettivi ormonali (9).
Maria Santa, una ballerina rumena di 17 anni in perfetta salute, è morta improvvisamente nel 2016 a causa di coaguli di sangue nel cervello. La giovane, che stava studiando in Inghilterra presso la famosa Northern Ballet School di Manchester grazie a una borsa di studio, si era recata tre volte dal medico (lamentando forti mal di testa, inappetenza, vomito, difficoltà a stare in piedi e seduta) e una volta al pronto soccorso (non sentiva più la gamba destra e aveva la sensazione che la testa le stesse scoppiando), ma era sempre stata rimandata a casa con semplici prescrizioni di farmaci. Finché una mattina non l’hanno ritrovata priva di sensi nel suo appartamento. Trasportata d’urgenza in ospedale non ha ripreso mai più conoscenza e morirà due giorni dopo. Un patologo e un medico hanno successivamente accertato che non aveva alcuna patologia di base, che era una giovane donna in forma e l’unico fattore di rischio presente era l’uso della pillola ormonale (10).
Nel 2022 la diciannovenne Sydney Marshall ha condiviso su TikTok un video di lei su un letto di ospedale in cui racconta di essere stata ricoverata a causa di un coagulo di sangue che ha raggiunto il cervello, provocato dal contraccettivo ormonale che assumeva da due anni. La giovane racconta che tutto è iniziato con un leggero mal di testa, poi divenuto un’emicrania di cinque giorni che l’ha portata al pronto soccorso. Lì le hanno fatto un’iniezione di cortisone che per un po’ l’ha fatta stare bene, finché l’emicrania non è ritornata. Si è quindi recata di nuovo al pronto soccorso dove, dopo essere stata sottoposta a risonanza magnetica e Tac, ha scoperto di avere un’embolia cerebrale. Il suo video, che è diventato virale, è stato sommerso di testimonianze di donne che avevano vissuto un orrore simile a causa dei contraccettivi ormonali. «È successo anche a me, ma nel polmone»; «È capitato anche a me quando avevo 25 anni e assumevo contraccettivi da quando ne avevo 15. Dopo tutti gli esami mi hanno rimandata a casa. Tre ore dopo ho avuto un attacco epilettico e alla fine hanno trovato il coagulo di sangue»; «Stessa cosa a me. Ora ho un tumore benigno alla ghiandola pituitaria che causa uno squilibrio ormonale che può avere un impatto sulla fertilità»; «Lo stesso a me, è allarmante quante donne stiano vivendo la stessa cosa!»; «È tutto vero. Sono un’infermiera e ho visto molti coaguli di sangue nel cervello e nei polmoni a causa dei contraccettivi ormonali»; «Ho avuto un ictus a 25 anni a causa dei contraccettivi»; «Ho avuto un’embolia polmonare a 24 anni a causa del contraccettivo!»; «Io ho avuto embolie in entrambi i polmoni a causa del contraccettivo, ho ignorato i sintomi pensando fosse dovuto al fatto che soffro di asma»; «È successo anche a me. Ho avuto coaguli multipli che hanno raggiunto i polmoni. Sono stata in terapia intensiva e ho rischiato di morire»; «Ti capisco, quest’anno ho passato due settimane in ospedale con numerosi coaguli di sangue causati dal mio anticoncezionale» (11).
Altre vittime della contraccezione ormonale sono: Alexandra Williams, morta per embolia polmonare all’età di 20 anni; Julia West-Ross, morta a 29 anni per arresto cardiaco a causa di un’embolia polmonare; Brittany Malone, morta a 23 anni per un coagulo di sangue nella gamba che ha provocato un’emorragia massiva nei polmoni; Alex Rowan, morta a 23 anni per embolia polmonare (12), ecc. Le storie delle donne incorse in coaguli di sangue a causa dei contraccettivi ormonali si assomigliano tutte e si potrebbe continuare a raccontarle all’infinito.
Rovinate dalla spirale
Cynthia si è fatta inserire lo Iud dopo aver avuto il primo figlio per la paura di rimanere di nuovo incinta troppo presto. Racconta di aver sperimentato subito dei terribili crampi e una lieve emorragia, ma solo un anno dopo si è accorta di ciò che era andato drammaticamente storto. Una infezione alle vie urinarie, che i medici non sono riusciti a diagnosticarle per tempo, le ha causato un’infezione ai reni e una sepsi; è stato allora che l’esecuzione di una Tac ha rivelato quale fosse il problema: lo Iud si era incastrato nella parete dell’utero. Dopo essere guarita dall’infezione renale, Cynthia ha subito un intervento chirurgico per rimuovere la spirale e, sebbene i medici le abbiano assicurato che non dovrebbe avere danni fisici a lungo termine dalla perforazione dell’utero, lei afferma di soffrire emotivamente per quello che ha passato.
Anche Tanai Smith si è fatta inserire lo Iud sei mesi dopo la nascita della figlia, ma il dispositivo è migrato fino a incastrarsi nella parete dello stomaco, dandole la sensazione di una pugnalata. Il medico ha programmato l’intervento chirurgico per rimuoverlo, ma nel frattempo lo Iud si è spostato di nuovo arrivando fino al fegato dove si è rotto in cinque pezzi. Quello che doveva essere un intervento di una sola incisione per rimuovere il dispositivo si è rivelato più complesso del previsto con più incisioni per rimuovere tutti i pezzi. Dopo l’operazione Tanai è andata incontro a una grave emorragia e una sepsi che le hanno comportato settimane in stato di incoscienza e la rimozione di utero e ovaie, la perdita delle dita dei piedi e della funzionalità renale. Pur essendo grata di essere ancora viva, oggi le si spezza il cuore perché non potrà più dare dei fratellini alla figlia.
Anche la spirale di Melissa Petro, dopo nove anni senza problemi, si è rotta e incastrata nell’utero. Melissa racconta di aver scoperto che la spirale si era spostata dopo una visita di controllo effettuata a seguito di un’emorragia riportata dopo un rapporto sessuale, ma il medico di Planned Parenthood a cui si era rivolta le consigliò, sbagliando, di non rimuoverla. In seguito Melissa si è sposata e, desiderosa di mettere su famiglia, si è rivolta a un medico per farsi rimuovere lo Iud, ma ha scoperto che un pezzo si era staccato e incastrato nel rivestimento uterino. Alla fine il pezzo fu rimosso senza bisogno di intervento chirurgico, ma le fu detto che avrebbe potuto avere problemi a portare a termine una gravidanza. Nonostante ciò la sua storia è terminata con un lieto fine: Melissa è riuscita lo stesso ad avere un figlio, ma si dice preoccupata per tutte le donne che vengono spinte ad adottare la spirale senza essere adeguatamente informate dei rischi che comporta.
Tre anni dopo essersi fatta inserire lo Iud Saskia Longaretti ha accusato dolori addominali, mestruazioni della durata di cinque settimane e un nodulo duro alla base della cervice. Il medico le ha diagnosticato la sindrome dell’intestino irritabile indotta dallo stress e l’ha rimandata a casa, ma le sue condizioni sono peggiorate. I dolori aumentavano e sedendosi sul wc ha sentito fuoriuscire qualcosa. Recatasi al pronto soccorso ha scoperto che nonostante la spirale era rimasta lo stesso incinta, ma a causa del dispositivo aveva avuto una gravidanza ectopica. Ha subito la rimozione della tuba di Falloppio e con essa del suo bambino (13).
Cinque ossa rotte in tre anni
Mary Cain era “la ragazza più veloce d’America”, così veloce da infrangere i record statali e nazionali e diventare la più giovane americana a qualificarsi per una squadra dei campionati del mondo. I suoi problemi sono iniziati quando all’età di 16 anni è stata reclutata per il programma Oregon Project della Nike e gli allenatori le hanno imposto di assumere diuretici e la pillola ormonale in modo da perdere peso e diventare più veloce.
È accaduto che i diuretici le hanno fatto perdere talmente tanto peso dal provocarle problemi di malnutrizione e un maggior rischio di fratture ossee, che a propria volta sono stati aggravati dall’assunzione della pillola ormonale che ha come effetto collaterale la riduzione della densità ossea e quindi un aumento del rischio di fratture. Il risultato è stato che in tre anni Mary Cain ha riportato cinque ossa rotte (14).
“Fuori di testa” a causa dei contraccettivi
Tra le giovani che hanno condiviso pubblicamente la propria esperienza con i contraccettivi ormonali ve ne sono molte che descrivono gli effetti negativi sulla loro salute mentale.
Maria, una giovane donna scozzese di 22 anni, ha raccontato che nel periodo in cui aveva l’impianto ormonale sottocutaneo la sua ansia era «andata fuori controllo. Avevo paura a uscire di casa, paura di andare al supermercato, mi davo malata al lavoro - ha raccontato. Ho quasi smesso di mangiare e, se ci ripenso, quello è stato probabilmente uno dei momenti più bui della mia vita» (15).
All’età di 21 anni Brenna Burk si è fatta inserire il bastoncino sottocutaneo Nexplanon senza immaginare quanto le avrebbe cambiato la vita. Poche settimane dopo ha iniziato a sperimentare alcune trasformazioni inquietanti che sono peggiorate nel tempo: cambiamenti d’umore, tensione al seno, mal di testa, crampi, gonfiore, estrema stanchezza e sentimenti suicidari. Inizialmente non ha collegato questi sintomi al contraccettivo nonostante il fatto che andasse incontro a crisi di pianto ogni mese durante le ultime due settimane del ciclo. Col passare dei mesi ha iniziato a sentirsi depressa per periodi sempre più lunghi finché nel marzo 2018 non ha tentato il suicidio. Successivamente Brenna ha parlato sulla sua pagina Instagram del suo percorso verso la guarigione e di come abbia preso le distanze dalle forme di contraccezione ormonale (16).
Amanda ha raccontato che la spirale l’ha fatta «impazzire». Dopo averla inserita sanguinava più di dieci giorni, soffriva di spotting (perdite di sangue anomale) e si sentiva «emotivamente distrutta», depressa, irascibile e con un desiderio sessuale fastidiosamente elevato. Le fu diagnosticato il disturbo disforico premestruale, una sindrome depressiva che comporta ansia, stanchezza, problemi di sonno e rabbia, per la quale le furono prescritti degli antidepressivi che, a propria volta, le provocavano ulteriori effetti collaterali. Chiese che lo Iud le fosse rimosso, ma il medico si rifiutò. Dopo alcuni mesi si rivolse a un altro medico che concordò sul fatto che qualcosa non andava e finalmente glielo rimosse. Ci vollero ben sei mesi prima che Amanda tornasse finalmente a essere se stessa (17).
Un mese dopo l’inserimento dello Iud Esther Colner ha iniziato a perdere i capelli e ad avere attacchi di panico, rendendosi conto di essere stata ingannata dal suo medico che le aveva parlato solo bene della spirale senza avvertirla dei potenziali effetti collaterali.
Isobel Larkin ha avuto un’esperienza simile, con ansia e perdita di capelli, oltre ad acne e forti dolori addominali. Quando ne ha parlato al suo medico questi le ha risposto che i disturbi non erano legati allo Iud e le ha fatto fare diversi esami prima che si convincesse del contrario e, dopo ben un anno, glielo rimuovesse (18).
Qualsiasi farmaco che provocasse così tanti decessi ed effetti collaterali sarebbe già stato ritirato o quantomeno prescritto solo in casi limitati, controllati e di particolare necessità. Quante giovani donne devono essere ancora sacrificate sull’altare della rivoluzione sessuale prima che si mettano al bando dei trattamenti ormonali che non curano alcunché e con un rapporto rischi-benefici totalmente sbilanciato sui rischi? Per di più quando esistono alternative prive di effetti collaterali sulla salute come i metodi naturali di regolazione della fertilità?
articolo di Lorenza Perfori, già pubblicato sulla Rivista Notizie Pro Vita & Famiglia n. 129 di maggio 2024