Quando una nota azienda conosciuta a livello mondiale per la vendita di preservativi decide di presentarsi nelle scuole dei nostri figli dovremmo seriamente preoccuparci. È il caso che sta interessando Milano, come già avevamo denunciato mesi fa, ma che recentemente si è tinto di un altro, agghiacciante, particolare: addirittura il Comune ha iniziato a collaborare con la casa farmaceutica multinazionale Reckitt Benckiser Healthcare Italia e con Durex per promuovere il progetto “A Luci Accese” per l’anno scolastico 2024-2025.
Il 7 Maggio, giorno in cui è stato annunciato il progetto, è stato spiegato che questo consisterà in un corso di educazione sessuale e affettiva nelle scuole superiori della città e la realizzazione della nuova edizione dell’Osservatorio “Giovani e Sessualità” sul territorio di Milano.
Martina Riva, assessore a sport, turismo e politiche giovanili, ha ringraziato Reckitt e Durex per aver «voluto mettere a disposizione della città e della comunità di Milano la loro esperienza e la loro conoscenza», e ha precisato che un tema come quello della sessualità tra i giovani non possa essere tralasciato da un’amministrazione «pragmatica e al passo con i tempi». Ha concluso affermando che «con questa iniziativa, compiamo un passo significativo verso gli standard già previsti a livello europeo e internazionale in materia».
Infatti, secondo quanto riportato dal Report-GEM dell’Unesco 2023, l'Italia è tra le sole sei nazioni europee che attualmente non hanno disposto programmi formali e obbligatori di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, e questo, almeno secondo Durex, sarebbe un problema. La nota azienda di contraccettivi porta avanti da oltre 6 anni delle indagini sul tema tramite l’Osservatorio “Giovani e Sessualità”, organizzate in collaborazione con Skuola.net, su tutto il territorio nazionale, e ha come target circa 15.000 giovani dagli 11 ai 24 anni. I dati raccolti in questo periodo hanno rivelato che a Milano, come sul resto del panorama nazionale, è diffuso un approccio alla sessualità e all’affettività precoce e molto spesso inconsapevole. Basti pensare che 1 giovane milanese su 10 (9,5%) ha il suo primo rapporto sessuale prima di compiere 13 anni, 6 su 10 (56,2%) non utilizzano sempre il preservativo e, soprattutto, che la quasi totalità di loro (95,1%) vorrebbe l’educazione affettiva e sessuale come materia scolastica.
«La partnership con il Comune di Milano è un passo avanti cruciale e significativo nella missione di Durex di promuovere una sessualità libera, protetta e consapevole e nel diffondere l’importanza dell’educazione affettiva e sessuale tra i giovani», ha inoltre affermato Paolo Zotti, Amministratore Delegato della Reckitt Italia. Mentre Laura Savarese, Direttrice Affari Regolatori e Relazioni Esterne della stessa multinazionale, ha dichiarato: «Ci auguriamo che questo possa essere solamente un primo passo d’ispirazione per altre realtà, locali e nazionali, a intraprendere un percorso di educazione alla sessualità e all’affettività rivolto ai più giovani».
Ma sarà davvero questo il modo più corretto con cui affrontare questo argomento? Partiamo subito col dire che non sta a un’azienda che fattura sulla vendita di contraccettivi spiegare un argomento così delicato a bambini, giovani e adolescenti: è infatti un diritto dei genitori affrontare temi così delicati con i propri figli nel momento e nel modo che ritengono più opportuno. Un tema così complesso come la sessualità, infatti, pieno di sfaccettature e profondamente soggettivo e intimo, non può essere esposto genericamente a una classe secondo un’ideologia attualmente dominante, trascurando e cancellando tutti gli altri aspetti di cui questi stessi ragazzi dovrebbero essere messi a conoscenza.
Nel progetto si parla di rispetto e di consenso, ma non si parla di valori, di responsabilità, di rispetto non solo dell’altra persona, ma anche di sé stessi. Una visione del sesso come quella che viene insegnata oggi nelle scuole non è d’aiuto a nessuno. Viene proclamata una sessualità libera, permessa dal ricorso assiduo ai contraccettivi o, nel caso in cui “sia troppo tardi”, da una procedura d’aborto: una sessualità basata sul semplice soddisfacimento di un piacere fisico, che non comporta niente di più dell’oggettificazione di un’altra persona che viene usata come strumento per raggiungere un fine completamente egoistico. È davvero in questo modo che vogliamo educare i ragazzi alla sessualità?
I giovani andrebbero piuttosto responsabilizzati, andrebbero educati al rispetto del corpo dell’altra persona e del proprio, al giusto valore da dare a un atto così intimo e coinvolgente, che non deve essere sprecato, ma che può essere condiviso con una persona che ha promesso di amarci per tutta la vita. In questo modo l’atto viene finalizzato a solidificare l’unione e il sentimento tra le due persone coinvolte, e il mancato ricorso alla contraccezione permette un’apertura alla vita che impedisce l’uso egoistico del corpo dell’altro, rendendolo così qualcosa di unico e immensamente più soddisfacente.
Infine, anche Papa Francesco - proprio oggi - si è espresso sul tema dei contraccettivi, non in riferimento al caso di Milano ma nel contesto della crisi demografica e del tema vita affrontanto durante gli Stati Generali della Natalità in corso in questi giorni a Roma. «Danno reddito, come le fabbriche delle armi sono investimenti redditizi, ma impediscono la vita» ha affermato il Pontefice. «C'e un dato - ha raccontato Papa Francesco - che mi ha detto uno studioso della demografia: in questo momento gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e i contraccettivi: uno distrugge la vita, l'altro impedisce la vita».