C’è un filo rosso che lega le battaglie per i nuovi “diritti”: dall’aborto alla contraccezione, dalla fecondazione artificiale al matrimonio omosessuale.
Qualcuno dice “cherchez la femme“. Invece no, niente femmine (sarebbe sessismo puro).
Cercate i soldi, il business, il profitto, piuttosto.
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Diceva un grande giornalista americano (George Horace Lorimer): “È bene avere il denaro e le cose che il denaro può comprare, ma è bene anche, ogni tanto, controllare ed essere sicuri di non aver perso le cose che il denaro non può comprare”.
Invece la nostra società opulenta e iper tecnologica non si è fermata a controllare e ha perso per strada quei valori che servono all’umanità e che non sono fatti di soldi e di materia.
Anzi: tenta di distruggerli proprio per far soldi, dimenticando che tutto ciò che è immorale si traduce presto o tardi in un disastro anche dal punto di vista economico.
Abbiamo imparato a far soldi su cose che distruggono l’umanità. Abbiamo imparato a far soldi e a commercializzare quello che non si può e non si deve mercanteggiare: la vita, la morte, i figli.
Promuoviamo falsi diritti (contraccezione, aborto, cambiamento di sesso, procreazione artificiale e matrimonio omosessuale) per far soldi: dalla pornografia, all’utero in affitto, i guadagni del grande capitale che c’è dietro sono stratosferici.
Parte di questi guadagni, poi, si rinvestono per sovvenzionare la corruzione e la destrutturazione dell’uomo (che passa per la distruzione della famiglia): una società di persone sole, deboli, senza radici, senza legami, senza valori né punti di riferimento, è una società di perfetti consumatori, ciechi, obbedienti, malleabili. E’ una società di infelici, fatti in serie, che vivono per se stessi e per soddisfare i propri istinti nella ricerca di piacere effimero.
Questa prospettiva non ci alletta. Questo futuro distopico non vogliamo si realizzi e non lo vogliono la maggioranza degli Italiani che ancora credono con buon senso e razionalità che gli affetti e le relazioni – a cominciare dalla famiglia, appunto – sono imprescindibili.
E poi, i primi a soffrire di tutto questo sono i più piccoli, indifesi: i bambini.
“Nel nome di chi non può parlare” ProVita fa appello a tutte le realtà associative che vogliono contrastare il pensiero unico, mortifero e distruttivo delle élite che hanno potere economico e mediatico, ma che sono certo una minoranza.
Il tempo delle maggioranze silenziose ora è finito. Dobbiamo far sentire la nostra voce. Dobbiamo scendere in piazza (il 10 maggio e il 13 giugno, ogni volta che ci sarà un appello alla mobilitazione).
Dobbiamo ricreare i presupposti per un nuovo family day, come quello del 2007, che sia votato alla difesa della dignità dei bambini dalla provetta e dalla cosificazione; che sia votato al ribadire i diritti dei bambini a una famiglia con una mamma e un papà; che sia votato a costruire un futuro dove le leggi ritornino a vigere nell’ordine della morale e non nell’interesse dell’ideologia e del profitto.
Antonio Brandi