09/05/2013

“Sua figlia non ce la farà mai, meglio abortire”. Storia di Scarlett. Oggi nove mesi, sanissima

Rebecca Turner, 20 anni, racconta del consiglio dei medici di interrompere la gravidanza: «Con mio marito ci siamo opposti e mia figlia ha lottato sopravvivendo a due operazioni»

È una bambina di nove messi, sanissima. Gioca e ride con la sua mamma e il suo papà. Ma, tranne loro, quanti dovevano aiutarla a nascere avrebbero preferito un’altra soluzione: l’aborto, cui, invece, la piccola è scampata tenacemente, imitando altri suoi concittadini.

LA VICENDA. Rebecca Turner, 20 anni, incinta di Scarlett, al quinto mese di gravidanza scoprì che la bambina era affetta da ipoplasia del cuore, per cui la parte sinistra dell’organo non poteva crescere in utero. I medici dissero alla ragazza che le possibilità di sopravvivenza della figlia erano del 50 per cento e che sarebbe stato meglio abortire.
Ma per Rebecca e il compagno, Daniel Crowther, 22 anni, quella non era la soluzione. «È stato devastante sentirmi dire così – ha raccontato di recente la ragazza – ma non c’era da discutere, avremmo dato a Scarlett tutte le possibilità migliori e possibili». Così, anche se «i dottori dicevano che la sua esistenza era incompatibile con la vita, ho ricevuto un grande supporto da Daniel e quindi siamo sempre andati avanti».

DUE INTERVENTI E LA FELICITA’. La piccola è nata a giugno e, dopo soli cinque giorni, è stata sottoposta a un intervento chirurgico, durato oltre sette ore, presso l’ospedale pediatrico Alder Hey di Liverpool. I medici le hanno inserito nel corpo dei tubi artificiali che hanno la circolazione del sangue fino al cuore. L’operazione è andata bene, nonostante la bimba fosse molto piccola e l’intervento sia durato tanto a lungo. A otto mesi, Scarlett è stata operata nuovamente. Questa volta è rimasta sotto i ferri ben otto ore e mezza. Ancora una volta l’esito è stato positivo.
«I suoi progressi sono impressionanti», spiega oggi Rebecca. Sebbene il suo cuore non sarà mai completamente sviluppato, la bimba potrà condurre un’esistenza normale. Soprattutto, conclude la madre, «non possiamo credere quanto stia bene e come sia felice». Proprio come gli altri lottatori come lei.

di Benedetta Frigerio

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