Sul cosiddetto matrimonio gay la gente non deve votare. La voce del popolo non deve potersi esprimere. C’è il rischio che dica “no”.
Sembra questa la paura che ha spinto il Senato australiano a respingere (con 33 voti contro 29) la proposta del governo di indire un referendum per decidere se legalizzare o meno lo pseudo-matrimonio omosessuale, chiamato in neo-lingua “matrimonio egualitario”.
In effetti – lo vediamo sempre più spesso e da ultimo nelle recenti elezioni americane – pare che le élite non amino più la democrazia. O, meglio, questa va bene solo se i cittadini votano come dice e vuole l’establishment. Pertanto, dobbiamo desumere che, nonostante tutto, in Australia la gente è ancora legata alla famiglia naturale e conserva un minimo di buon senso e ragionevolezza. Se così non fosse probabilmente il referendum si sarebbe tenuto.
Il governo australiano, guidato da un centrodestra molto liberale dal punto di vista dei valori, aveva intenzione di chiamare alle urne gli elettori il prossimo 11 febbraio, sottoponendo loro il quesito: “Si dovrebbe cambiare la legge per consentire che le coppie dello stesso sesso contraggano matrimonio?“. Ma la sinistra e l’associazionismo LGBT si sono opposti perché votare su questo argomento avrebbe incitato l’omofobia. Ovvio che per questi gruppi – minoritari – è molto meglio imporre le proprie idee e la propria agenda passando sopra la testa del popolo e impedendogli di esprimere la propria opinione al riguardo.
Ora però, stando anche a quanto affermato dal deputato liberal-conservatore Andrew Broad, l’esecutivo non sembra intenzionato ad affrontare di nuovo il tema almeno fino al termine della legislatura, prevista per il 2019. Tuttavia, è pur vero che i movimenti LGBT sono già andati all’attacco, chiedendo che il Parlamento approvi quanto prima il “matrimonio egualitario”. Anche perché sull’ideologia gender, ad esempio, il Paese è già molto “avanti”...
Da notare che l’Australia, pur ammettendo diversi tipi di unione civile, ha ricevuto molte critiche per non aver ancora legalizzato il cosiddetto matrimonio gay. Dimostrazione del fatto che alla lobby LGBT interessa la totale e piena equiparazione della “famiglia” omosessuale a quella naturale.
Finora però il Tribunale Superiore ha sempre bocciato legislazioni sul “matrimonio” gay approvate da alcuni Stati federati, in quanto ritenute in contrasto con la Legge attualmente in vigore in tema di matrimonio, risalente al 1961.
Ma la guerra, come è evidente, continua.
Redazione
Fonte: The Guardian