23/07/2024 di Giuliano Guzzo

Sull’aborto Trump è diventato “moderato”? Ma nessuno è peggio dei Dem

Donald Trump sull’aborto fa un po’ l’equilibrista. Ancor prima che la campagna elettorale americana entrasse nel vivo - con il dibattito alla Cnn con Joe Biden, l’attentato a Trump stesso e quindi il clamoroso ritiro dalla corsa elettorale dell’inquilino della Casa Bianca -, c’è chi ha notato come il Tycoon sul tema delicato e cruciale, tanto caro ai pro life, abbia da qualche tempo preso posizioni “moderate”, si potrebbe dire con un linguaggio giornalistico ultimamente in voga.

«Sull’aborto Donald Trump scontenta tutti, ma non troppo», ha rilevato l’Ispi – acronimo di Istituto per gli Studi di Politica Internazionale -, richiamando un post in cui «l’ex presidente ha detto che la decisione ultima sull’interruzione volontaria di gravidanza spetta ai singoli stati “attraverso il voto o la legislazione, o entrambe le cose». Non solo: il candidato repubblicano alla Casa Bianca ha posizioni decisamente possibiliste anche sul tema delle pillole abortive, esattamente con il vice che ha scelto, JD Vance.

A far notare questo secondo aspetto è stata un volto simbolo dei pro life americani, Lila Rose, presidente di Live Action, la quale ha espresso chiaramente i motivi di preoccupazione sul tema. «Sia JD Vance che il presidente Trump sostengono la legalizzazione delle pillole abortive», ha scritto su X, «questo è straziante e sbagliato. Vance un tempo era fortemente contrario all’omicidio di tutti i bambini non ancora nati. Entrambi gli uomini possono ancora cambiare posizione e noi pregheremo e lavoreremo affinché lo facciano». Quindi i Repubblicani e Trump stesso potrebbero essere diventati tutti abortisti? No, in realtà la situazione pare un po’ più complessa.

Infatti, come ancora l’Ispi ha fatto notare, il tema è che Trump sa bene una cosa: anche tanti repubblicani, oggi, sono favorevoli all’aborto, motivo per cui non vuole correre il rischio di perdere terreno con un elettorato, quello femminile, con cui ha già un rapportocomplicato’. Che possa quindi trattarsi d’una strategia appare plausibile, tanto che perfino giornali italiani certo non pro Tycoon hanno già scritto apertamente che «la nuova posizione di Donald Trump è una strategia per le elezioni presidenziali». Certo, considerando quanto sia cruciale il tema della difesa della vita nascente ci si aspetterebbe che uno fosse chiaro e coerente, e non ricorresse – se davvero così sta facendo Trump – a delle strategie e a delle tattiche.

C’è però da dire che, in effetti, i democratici sono molto abili nell’agitare il divieto dell’aborto come uno spauracchio: lo hanno già fatto nelle elezioni di midterm, ed oggettivamente con discreti risultati. Per cui è davvero probabile che il candidato repubblicano – che resta il primo presidente americano della storia ad aver partecipato alla Marcia per la Vita – stia agendo strategicamente, ma senza aver dimenticato i suoi valori. D’altra parte, basti qui ricordare chi ha scelto come suo vice: un giovane repubblicano, JD Vance, convertitosi al cattolicesimo che, quando era stato interpellato sull’aborto, perfino in caso di stupro e incesto aveva risposto: «Non credo che due torti facciano un diritto».

Considerando questo e tenendo presente anche come da parte democratica, dopo il ritiro del già pessimo Biden – presidente formalmente cattolico ma di fatto ultra abortista -, c’è ora come papabile candidata alla Casa Bianca una certa Kamala Harris, beniamina degli attivisti abortisti, beh, si può capire come Trump e Vance, se certamente possono essere – e devono, anzi – essere criticati per certi sbandamenti dall’agenda pro life, restano comunque, e di gran lunga, la miglior scelta elettorale possibile per chi abbia a cuore i valori non negoziabili.

 

 

 

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