29/06/2015

Tecnica della Scuola: eppure basta leggere, perché il Gender c’è

Il gender non ci sarebbe nel ddl “Buona scuola”.

In un articolo scritto sul portale web “La Tecnica della Scuola” si legge che Francesca Puglisi, responsabile scuola Pd e relatrice del DdL 1934 dichiara: “la legge assicura semplicemente l’attuazione dei principi di pari opportunità, la parità tra i sessi e la prevenzione di ogni violenza e discriminazione per informare studenti.”

Ora, non vorremmo che la relatrice del ddl in questione abbia rilasciato delle dichiarazioni senza neanche aver letto per bene tutte le disposizioni contenute nel ddl.

Vediamo più da vicino di cosa si parla.

ManifPourTous Italia dal suo portale fa sapere, come anche noi abbiamo spiegato, che:

“Non è l’espressione ‘prevenzione alla violenza di genere’ il problema del testo. Come l’Onorevole sa bene, perché lo cita nel suo intervento, il comma 16 rimanda a sua volta all’art. 5, comma 2, del d.l. n. 93/2013 convertito dalla l. n. 119/2013. A sua volta ancora, il citato articolo 5 rimanda all’applicazione nelle scuole dei principi espressi nel “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” (presentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dal Dipartimento delle Pari Opportunità nel maggio scorso). Ebbene, il paragrafo 5.2 di questo Piano, nuova bussola governativa per tutto quanto entrerà di nuovo a livello nazionale nelle nostre scuole grazie alla legittimazione espressa del comma 16 della riforma sulla scuola, tanto predica:

“Obiettivo primario deve essere quello di educare alla parità e al rispetto delle differenze, in particolare superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini nel rispetto dell’identità di genere, culturale, religiosa, dell’orientamento sessuale (…) sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica.

BludentalAncora: “È letteralmente palese che si tratta invece di un approccio filosofico e antropologico globale che deve preoccuparsi di rimodulare e anzi rimodellare completamente i termini del discorso sull’identità sessuale dell’essere umano in relazione alla sua “identità di genere”. Diciamolo chiaramente: il contenuto del Piano, ripreso dal comma 16, è oltre ogni ragionevole dubbio una porta spalancata sull’introduzione nelle scuole di ogni ordine e grado dell’ideologia Gender .”

Ora, signora Francesca Puglisi voglia cortesemente spiegare perché asserisce che nel ddl Buona Scuola non vi è traccia alcuna della “teoria gender “.

Vorremmo chiederlo anche al giornalista che ha firmato quell’articolo, il quale come ultimo commento al suo pezzo afferma: “Rimane un dubbio: e allora perché tanto clamore? Perché così tanta gente è scesa in piazza, a Roma, la scorsa settimana? Solo allarmismo infondato? Forse.”

O forse no. Perché in quella piazza il 20 giugno 2015 c’erano anche tanti insegnanti, e tanti giuristi che avevano almeno fatto lo sforzo di andare a leggersi i rimandi fatti dal ddl 1934. Concediamo che l’introduzione del gender in questo caso viene fatto in modo indiretto (mediante un doppio rinvio) e quasi di nascosto (come quasi sempre accade). E proprio per questo risulta ancora più pericoloso.

Redazione

 

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