Dagli Stati Uniti arriva l’ennesima richiesta di stop ai bloccanti la pubertà. Ad alzare la voce questa volta è un nutrito gruppo di procuratori generali di Stato, i quali hanno chiesto alla principale organizzazione pediatrica del Paese di revocare il suo sostegno alle terapie affermative di genere, ossia alla somministrazione di bloccanti la pubertà e agli interventi chirurgici per la transizione di genere dei minori.
Il procuratore generale dell’Idaho, Raúl Labrador, ha infatti accusato senza mezzi termini l’Accademia americana di pediatria (AAP) di aver abbandonato «il suo impegno verso un retto giudizio medico», stando a quanto riporta Foxnews. Nella missiva lo stesso procuratore ha aggiunto che si tratta, di fatto, di una «sperimentazione medica sui bambini», laddove la casistica rivela che «la maggior parte dei bambini inizialmente diagnosticati con disforia di genere rinunciano e ‘superano’ la condizione quando diventano adolescenti o adulti». Di qui – hanno aggiunto i procuratori americani - «è un abuso curare un bambino con farmaci che ne alterano biologicamente la fisiologia e hanno una traiettoria e un punto d’arrivo sconosciuti. È anche disumano approvare tale sperimentazione, che il più delle volte si rivela tra l’altro non necessaria dal punto di vista medico, senza un protocollo di sicurezza adeguato». Eppure l’AAP continua erroneamente a sostenere la «reversibilità» di tali terapie, sebbene sia ormai ampiamente documentato il contrario, date le conseguenze devastanti sul piano della salute fisica e psicologica, in special modo di adolescenti in fase di sviluppo e crescita.
«I bambini con disforia di genere hanno bisogno e meritano amore, supporto e cure mediche radicate nella realtà biologica», ha aggiunto ancora il procuratore Labrador, che non è stato il solo a contestare le linee guida dell’AAP. La lettera è infatti stata sottoscritta da ben 17 procuratori generali, ovvero quelli di Alabama, Arkansas, Florida, Georgia, Iowa, Kansas, Louisiana, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, North Dakota, Ohio, South Carolina, South Dakota, Texas e Utah, nonché dai presidenti di Camera dei rappresentanti e Senato dello Stato dell’Arizona.
Nel nostro Paese, purtroppo, il dibattito rimane ancora piuttosto acceso. Nonostante lo scandalo dei mesi scorsi rispetto al trattamento dei bambini con disforia di genere all’ospedale Careggi di Firenze - ai quali veniva somministrata la Triptorelina senza le dovute e adeguate valutazione cliniche previe, soprattutto sul piano psicologico - e il caso scoppiato nei giorni scorsi del “laboratorio per bambin* trans e gender creative” promosso dall’Università di Roma Tre rivolto a minori di età compresa tra i 5 e i 14 anni che ha giustamente indignato gran parte dell’opinione pubblica, ci si ostina a percorrere la strada dell’indottrinamento gender, sebbene gli effetti devastanti sul benessere psicofisico di adolescenti e giovani abbiano ormai già convinto diversi Paesi europei e Stati americani a invertire la rotta invocando, come i procuratori americani, lo stop definitivo a bloccanti la pubertà e terapie ormonali per la transizione di genere.