Su Tempi leggiamo una testimonianza degna di nota. È la storia di Andrea ed Emanuela, una coppia aperta alla vita e, per questo, seppur non senza difficoltà, felice.
A raccontare la storia è lo stesso Andrea, la cui fede, essendo un uomo appena convertito e, in precedenza, inflessibile nel suo ateismo, è stata messa a dura prova subito dopo le nozze con Emanuela.
Al loro primogenito, Matteo, fu, infatti, diagnosticata una malattia genetica sconosciuta poco dopo la nascita. Inizialmente i due si fecero coraggio, ma a soli 16 mesi il piccolo perse la vita.
Per i neogenitori il colpo fu durissimo, e anche il loro matrimonio sembrava essere sull’orlo di naufragare. Ma dopo un pellegrinaggio capirono di dover riprendere in mano la loro vita insieme e presto Emanuela si ritrovò di nuovo incinta.
La gravidanza, però, fu a rischio sin da subito. A tre mesi il piccolo Tobia, in pericolo, riuscì a salvarsi. A cinque mesi la situazione si complicò nuovamente. Tobia nacque prematuro e, contro ogni speranza, sopravvisse.
Emanuela resta nuovamente incinta, ma Tobia sembra presentare i sintomi del fratello maggiore e si aggrava. I due capirono di essere portatori sani di una malattia. Nel frattempo anche questa terza gravidanza si presenta difficile. I medici consigliano l’aborto, ma gli sposi rifiutano.
Tobia muore. «Mio figlio era nato al cielo», spiega il padre, «e io avevo potuto adempiere ancora una volta alla mia missione di padre, quella di aiutare un figlio ad andare in paradiso».
Il tempo del parto giunge anche per il terzo figlio. Anche lui nasce tra il quinto e il sesto mese e sopravvive, finalmente, sano. È una gioia immensa per i genitori.
La quarta gravidanza, invece, si conclude con un aborto spontaneo: «È il figlio che mi manca di più. Mi manca non averlo visto né abbracciato». Un altro colpo durissimo, dunque, per la coppia, ma, certi del fatto che «la vita e la salute non sono diritti ma doni di Dio» accolgono il quinto e il sesto figlio. Entrambi, guariti dopo aver rischiato la vita, ora crescono sani.
Andrea ed Emanuela hanno sofferto tanto ma sono grati a Dio per aver avuto sei figli meravigliosi. Sei vite stupende amate sin dal concepimento, tre delle quali fino alla fine. Perché ogni uomo, poco o tanto che viva, ha senso in questo mondo e, come diceva Chiara Corbella Petrillo: «L’importante nella vita non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare».
Luca Scalise