E’ facile gridare contro l’omofobia nei paesi dove c’è libertà.
E’ancor più facile essere paladino dei “nuovi diritti” quando si ha il portafoglio e il potere di Tim Cook, CEO di Apple, in paesi dove c’è libertà.
Se e per quanto tempo ancora – sostanzialmente – ci sia tutta questa libertà non è dato sapere, vista la deriva totalitaria delle varie legislazioni anti omofobia che consentono linciaggio mediatico e non solo a chiunque osi esprimersi a favore della famiglia, del matrimonio e della natura.
Ci è piaciuta, quindi, la battuta di Carly Fiorina, ex amministratore di Hewlett-Packard e probabile candidata per la Casa Bianca per il partito repubblicano. Il lettori sanno della scandalosa persecuzione subita da una famiglia di ristoratori dell’Indiana per essersi dichiarati contrari ai matrimoni gay. Tim Cook si è aggiunto al coro dei politicamente corretti nel condannarli e nel condannare la legge di quello Stato che difende la libertà religiosa.
Ma Tim Cook, dice la Fiorina, fa presto a proclamarsi sdegnato negli Stati Uniti d’America. Sia coerente, sia fattivamente e concretamente impegnato nella promozione dei nuovi diritti: cominci a ritirare i prodotti Apple dal commercio in quei Paesi dichiaratamente omofobi come la Cina e l’Arabia Saudita (tanto per dire i primi due che ci vengono in mente).
Se è giusto non andare a mangiare la pizza in un ristorante gestito da omofobi, sarà anche giusto non vendergli gli iPhone e i Mac, agli omofobi! O no?
Redazione