“Ancora una volta, Torino si dimostra la capitale dei diritti civili in Italia, abbattendo le barriere del pregiudizio, uscendo dalle barbarie omofobe con risposte civili e solidali”. Finalmente anche coppie di fatto torinesi potranno aver diritto a una casa popolare, potranno prendersi cura del funerale del proprio compagno o compagna, o accoglierne le spoglie nella tomba di famiglia. Fino ad ora non sarebbe stato possibile, ma dopo la favorevole maggioranza del consiglio comunale, la Città di Torino ha conquistato anche l’ultima frontiera per il riconoscimento delle coppie di fatto.
Il consiglio comunale è stato chiamato in Sala Rossa a votare una delibera, che permette di accedere all’emergenza abitativa, e ad aggiornare i regolamenti comunali relativi a case popolari, tombe di famiglia e funerali che fino a poco prima non tenevano conto delle unioni civili. La delibera, votata per parti, come proposto dalla Lega, è stata appoggiata dalla maggioranza, mentre solo il centro-destra si è opposto sul provvedimento relativo alla casa popolare: i consiglieri di minoranza hanno votato a favore solo del provvedimento per i cimiteri.
Ma per quale ragione? “Per noi la famiglia si basa sull’unione uomo-donna fondata sul matrimonio, e non è giusto che le coppie di fatto, comprese quelle omosessuali, possano entrare in concorrenza con le famiglie per l’assegnazione delle case popolari”, questa è l’opinione di Forza Italia, Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia e Lega.
Sia i rappresentanti di Fratelli d’Italia, sia quelli di Nuovo Centrodestra e infine quelli di Forza Italia e Lega hanno ripetuto le argomentazioni, già utilizzate dalla diocesi, nei giorni scorsi, con il tentativo di criticare i due ordini del giorno sulla legalizzazione della cannabis. La maggioranza in Comune sembra perdere tempo in discussioni ideologiche di cui si dovrebbe occupare il Parlamento, non un consiglio comunale. “Dopo l’ordine del giorno sulla legalizzazione della marijuana, nel giorno in cui si pagano profumatamente i nomadi per lasciare i campi, ci mancava solo un atto del genere, davvero poco importante per la vita della città e i torinesi” ha dichiarato Fabrizio Ricca, esponente di Lega Nord.
“Anche io ritengo vada fatto un distinguo tra la parte che riguarda la disciplina cimiteriale e quella sulle case popolari. E proprio sulla parte inerente le case popolari non posso esimermi da una pesante critica: la pretestuosità di tale proposta era evidente già nella presentazione della prima firmataria, la consigliera Levi. Mi chiedo, ma veramente la disciplina da regolamentare si rivolge alle persone sole? Non era più intellettualmente onesto affermare da subito che ci si rivolgeva alle coppie omosessuali?” ha aggiunto Maurizio Marrone, di Fratelli d’Italia.
Ed ecco che si mette in moto la polemica: “Non accetto la definizione del Consiglio comunale come orchestrina del Titanic” – ha replicato Michele Paolino, capogruppo del Pd, uomo di matrice cattolica – “Qui tutti lavoriamo quotidianamente nell’interesse della città. I cristiani in politica devono metterci qualcosa in più, non limitandosi a rincorrere i voti cattolici”.
Nella giornata di ieri, è stato quindi riconosciuto alle “famiglie anagrafiche basate su vincolo affettivo” il diritto all’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, in casi di emergenza abitativa. Le proposte sono state avanzate da Marta Levi, Pd e vicepresidente del Consiglio, e da Marco Grimaldi e Michele Curto di Sel.
Come si tradurranno in concreto le modifiche votate ieri?
Torino fa ancora un passo avanti dall’approvazione del regolamento, esattamente tre anni e mezzo, il 28 giugno del 2010, in cui sono stati riconosciute come unioni civili tutte quelle tra “persone legate da vincoli affettivi coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso comune” dando così la possibilità di ritirare all’anagrafe un certificato di “famiglia anagrafica basata su vincolo affettivo”.
La giornata del 28 giugno 2010 si era conclusa con la promessa di aggiornare gli atti che regolamentavano la vita del Comune, con la speranza di superare le situazioni di discriminazione. Grazie all’analisi dettagliata dei 365 regolamenti relativi ai servizi comunali da parte della vicepresidente del Consiglio comunale, Marta Levi, accompagnata dal suo assistente Michele Covolan, sono state individuate due normative non ancora in linea, una che sancisce il diritto ad avere una casa popolare e l’altra relativa ai cimiteri e alla sepoltura. Il dibattito, durato sei mesi, sopra le unioni civili, ha preso forma proprio qui.
“La legge fa salva la volontà di ciascuno di delegare qualcuno, oltre ai familiari, per dare disposizioni sul tipo di sepoltura da seguire, cremazione, tumulazione, ecc.. Ma non dava la possibilità di affidare al convivente l’organizzazione reale delle esequie” spiega il vicepresidente Levi. Con il nuovo regolamento, invece, si riconoscerà a tutti gli effetti questa possibilità anche dal punto di vista amministrativo. Per quanto riguarda le tombe di famiglia, fino ad ora si potevano ospitare soltanto familiari e coniugi, assolutamente vietata la sepoltura dei conviventi. Il Comune invece ha optato per concederle al di là del vincolo di sangue.
L’ultimo regolamento riguarda il caso delle case popolari. “La legge regionale già oggi riconosce per l’assegnazione le convivenze anagrafiche, ma da adesso il riconoscimento sarà anche da parte della città e pure per quelle coppie di fatto che vivono in un alloggio anche se al momento dell’assegnazione non stavano ancora insieme” chiarisce il vicepresidente Levi. Il Comune di Torino, con questo nuovo voto favorevole, ha eliminato ogni forma di discriminazione nei confronti delle coppie conviventi che adesso hanno pari diritti di quelle sposate.
Giulia Carminati
Fonte: Torino Free