Da Treviso era andato negli Stati Uniti per cambiare sesso. Si sentiva una donna imprigionata in un corpo di uomo e la cosa durava da troppo tempo. Era diventata un’urgenza diventare donna.
Le spese sostenute nel 2012 gli verranno rimborsate dalla Regione Veneto. Cioè sono a carico di noi contribuenti.
Su Libero di oggi, 18 febbraio, Matteo Mion racconta che un giudice del Tribunale di Treviso “ha statuito il rimborso delle spese d’intervento e accompagnamento a favore di un soggetto recatosi negli Usa per sottoporsi ad intervento chirurgico di riconversione del sesso da maschio a femmina“.
Al trans neo – donna, però, bisognerebbe spiegare che l’operazione non è servita a farlo diventare donna, ma a farlo sembrare donna, il che è molto diverso.
Comunque, l’uomo, che voleva la demolizione genitale e la contestuale vaginoplastica, dopo esser stato operato in California ha chiesto la condanna della sua Uls al pagamento di 21.500 dollari (costo dell’intervento) e di 15.000 dollari per costo del viaggio con accompagnatore. Le motivazioni che il giudice ha accolto? All’estero la nuova “donna” ha potuto disporre di migliori prestazioni e ottenere l’intervento in tempi più rapidi.
A Trieste (il posto più vicino a Treviso dove poteva farsi operare) avrebbe dovuto attendere circa 3 mesi e l’operazione e la degenza sarebbero durate di più.
Teniamolo presente: chi si ammala e pensa che all’estero la sanità funzioni meglio e in tempi più rapidi vada pure, a spese della collettività, con un accompagnatore.
“Pantalone paga”. E’ ricco. Il SSN di soldi ne ha quanti ne vogliamo...
Redazione
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto