Pare che sia aumentato del 500% il numero degli adolescenti transgender in Inghilterra.
Cresce in maniera esponenziale il numero di adolescenti che si rivolgono alla Tavistock Clinic di Londra per la cosiddetta “gender dysforia”, ovvero cresce il numero di adolescenti che non sanno se sono maschi o femmine o qualcosa nel mezzo.
Dai 139 casi del 2010 si è passati ai 697 del 2014, un aumento del 500%. Come si vede basta avviare una campagna di propaganda per ottenere subito i risultati, la struttura che si occupa del problema avrà bisogno di fondi maggiori per affrontare la delicata questione e, naturalmente, il SSN dovrà trovarli.
Ritorna alla mente l’epidemia di isteria che aveva colpito il mondo “progredito” ai primi del ‘900, malattia che è praticamente scomparsa nel nulla, forse in seguito ad una vaccinazione di massa della popolazione femminile.
Il responsabile della struttura che opera nella Tavistock Clinic lamenta il fatto che l’intervento non sia previsto per i minorenni i quali devono aspettare la maggiore età per accedere al servizio; inoltre il Sistema Sanitario Nazionale, al momento, pare essere poco intenzionato anche a pagare i trattamenti ormonali che bloccano la pubertà.
Il dottor John Dean, responsabile del National Clinical Reference Group for Gender Identity Services ha così commentato: “non trattare i pazienti non è un atto neutrale –creerà dei danni”. Così si prepara anche la strada per azioni legali contro un SSN che crea danni non prevedendo trattamenti per i soggetti minorenni dal momento “molti studi evidenziano fenomeni di suicidio e autolesionismo tra i transessuali a cui è impossibile accedere alle cure”, ha affermato lo stesso Dr Dean a Sky News.
Che queste persone abbiano necessità di essere curate sembra un fatto abbastanza chiaro, ma sorge spontanea una domanda: queste persone sono malate nel corpo o sono malate nella mente? Porre una diagnosi corretta sembra essere il primo passo indispensabile per affrontare un percorso terapeutico senza rischiare di far danni.
E’ sicuramente più facile per il medico trasformarsi in un esecutore deresponsabilizzato delle altrui volontà, ma questo sembra essere il segno della totale resa della medicina nei confronti del disturbo mentale, senza, peraltro, evitare il rischio, un domani, di essere portati in giudizio per malpractice.
La Rosa Bianca
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