La Svezia, come abbiamo già avuto modo di scrivere, è un Paese all’avanguardia nell’applicazione della teoria gender. Non stupisce, quindi, che sia (purtroppo) avanti anche in tema di transgenderismo, dato che quest’ultimo altro non è che un derivato dell’ideologia che vorrebbe annullare il dato biologico in favore della libera – e illimitata – possibilità di scelta da parte degli individui.
Ebbene, l’ultima trovata svedese – riportata sul sito del Gatestone Institute – è quella di consentire ai ragazzi dodicenni di scegliere liberamente se ‘cambiare’ (mettiamo il termine tra le virgolette perché in realtà il sesso non è un dato suscettibile di variazioni, ma in tempo di gender occorre anche spiegare – per dirla con Chesterton – che “le foglie sono verdi in estate”) il proprio sesso.
Attenzione, questa possibilità è stata proposta in un Paese, la Svezia, dove i giovani fino ai diciotto anni non possono votare e dove fino ai vent’anni non possono comprare alcolici.
Eppure, a ben vedere il Rapporto commissionato dal governo svedese, intitolato “Legal sex and medical sex change“, oltre l’età con cui i ragazzi dovrebbero poter decidere di cambiare sesso, sostiene che tale processo dovrebbe essere “rapido, semplice e trasparente”, senza perdere troppo tempo in quisquilie mediche e psicologiche.
L’impressione è che questo Rapporto intenda orientare le future scelte governative. Ma, per restare nel campo della certezza, quel che è lampante è che questa notizia segna un’altra sconfitta del buonsenso, e soprattutto rivela come l’emergenza educativa sia oggi sempre più diffusa: non tanto per via dei giovani, quanto per la mancanza di adulti che siano in grado di guidare i ragazzi nella maturazione della loro personalità, sotto tutti gli aspetti. Invece la tendenza odierna è quella di non porre alcun limite e di delegare ad altri la responsabilità educativa, con un conseguente (disastroso) disorientamento da parte dei giovani.
Giovani che, nel caso della Svezia, non possono scegliere se bere birra o Coca Cola, ma che vengono valutati in grado di decidere se essere maschi, femmine o, perché no?, ‘neutri’ (tanto il pronome c’è...).
Redazione