Il presidente Donald Trump torna sul tema delle nomine di nuovi giudici della Corte Suprema, fornendo un ulteriore segnale incoraggiante in direzione pro-life. In una recente intervista, Trump ha dichiarato che è improbabile che chieda espressamente ai potenziali candidati della Corte Suprema la loro posizione su Roe v. Wade (la famosa sentenza che nel 1973 liberalizzò l’aborto negli USA), ma ha lasciato intendere che si possono gettare le basi per la restituzione della disciplina dell’aborto ai singoli Stati federati.
Il presidente ha anche evidenziato come la sua selezione miri all’inserimento dei conservatori, menzionando la scelta “eccezionale” del giudice pro-life Neil Gorsuch. Trump sta attualmente vagliando potenziali candidati per sostituire il giudice pro-gay e pro-aborto Anthony Kennedy, che ha annunciato che andrà in pensione la settimana scorsa. Durante la campagna del 2016, l’allora candidato presidente aveva espressamente promesso che il ribaltamento di Roe sarebbe avvenuto attraverso i suoi candidati giudici.
Democratici, liberali e attivisti pro-aborto già si oppongono fermamente ad una scelta di Trump, ancora anonima, che potrebbe avere ripercussioni sul “diritto” di aborto. Poco dopo le dimissioni di Kennedy, l’attivista pro-choice Robin Marty, da una colonna dell’Huffington Post intitolata Cosa fare quando – non se – Roe scomparirà, ha dichiarato: «È tempo di prepararsi per una vita senza aborto legale su scala nazionale. […] Con la partenza di [Kennedy], Roe v. Wade [...] è in serio pericolo e si avvia verso la morte».
Ora, per quanto la strategia di Trump sia favorevole al fronte pro-life (i timori dei liberali ne danno conferma), il cambiamento è ancora – si passi il gioco di parole – in fase embrionale. Bisogna ricordarsi che il primo motore delle ri-voluzioni (nel senso di capovolgimenti) sul piano giuridico, non si trova mai nelle aule dei tribunali. E questo discorso vale anche per gli ordinamenti di common law, dov’è la giurisprudenza a creare diritto.
La Storia ci insegna che le svolte epocali, nelle legislazioni, sono sempre preparate da una capillare opera di condizionamento culturale delle classi dirigenti. È da questa dimensione che l’influenza scende nel corpo sociale per sensibilizzare le masse e assicurarne il consenso. In nessun luogo e in nessun tempo, ad eccezione di pochi regimi tirannici, il potere politico ha osato legiferare, dall’oggi al domani, in modo diametralmente opposto al sentire comune del popolo.
I grandi cambiamenti, specie sui temi etici, devono essere ben metabolizzati per garantire effetti duraturi; e perché ciò avvenga, l’organismo sociale dev’essere ben preparato. Così si è giunti, negli USA come altrove, a legalizzare l’aborto; e così occorre procedere oggi per ridestare le coscienze dal sonno della ragione. Soltanto in seguito a un’adeguata restaurazione culturale, l’intervento politico e giurisprudenziale porterà frutti maturi.
Sarà giunto quel tempo negli USA? I prolife ritengono di sì.
Vincenzo Gubitosi
Fonte: LifeSiteNews