Dopo le sconcertanti motivazioni con le quali il Tribunale di Mlano, alcuni giorni fa, ha imposto al Comune di Milano di trascrivere l’atto di nascita di due gemelle ottenute, in California, tramite il ricorso all’utero in affitto e l’acquisto di ovuli, sembra adesso, finalmente intravedersi la possibilità concreta di porre un freno a simili “sentenze creative” che, come ha sottolineato Massimo Gandolfini, Portavoce del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, in un suo recente comunicato, negano il ruolo della madre per via giurisprudenziale, ignorando anni di ricerca sulla biologia, la psicologia e l’antropologia umana.
Ci riferiamo a ciò che è accaduto pochi giorni fa a Udine, dove l’Assessore ai Servizi demografici Alessandro Ciani ha esultato per la comunicazione che la Prefettura di Udine ha ricevuto dal Ministero dell’Interno e che è stata prontamente inviata al Comune: «Il Ministero ci dà ragione: gli atti di nascita devono indicare mamma e papà».
Era stato proprio il comune di Udine a richiedere al Ministero una conferma riguardo l’oggettiva impossibilità di trascrivere atti di nascita che indicassero due padri o due madri come figure genitoriali e che non è tardata ad arrivare.
Di qui l’esultanza dell’assessore Ciani il quale, a chiare lettere ha dichiarato: «Sin dall’inizio abbiamo sempre ritenuto che la legge non consentisse l’indicazione di due madri o due padri e il Ministero ha confermato la nostra interpretazione. Chi quindi sostiene il contrario va contro la legge, oltre che la realtà delle cose. I bambini hanno diritto di avere una mamma e un papà. Gli atti dello stato civile infatti sono atti a contenuto vincolato, devono essere cioè redatti secondo le formule ministeriali che non prevedono l’indicazione di due padri o due madri. L’ufficiale dello stato civile, inoltre, deve applicare la legge, senza svolgere alcuna attività discrezionale. I Comuni che invece iscrivono atti di nascita con l’indicazione di genitori dello stesso sesso fanno battaglie ideologiche violando la legge».
Ha inoltre sottolineato come uno degli aspetti più gravi che si nasconde dietro quegli atti di nascita che fanno riferimento all’omogenitorialità, sia che essa è semplicemente sinonimo di “utero in affitto”, “compravendita di gamenti”, pratiche moralmente inaccettabili e per di più contrarie alla legge, che vanno stigmatizzate, ed è folle avallare in documenti ufficiali.
Manuela Antonacci