Dopo il netto rifiuto della Commissione europea di prendere in considerazione i due milioni di firme con cui si chiedeva di vietare gli esperimenti sugli embrioni, e di vietare che i fondi europei fossero destinati a finanziare l’industria dell’aborto, gli organizzatori dell’iniziativa Uno di Noi hanno presentato una querela formale contro l’esecutivo dell’UE.
Nella denuncia si espone minuziosamente la mancanza di argomenti e la povertà intellettuale della risposta data dalla Commissione all’iniziativa. La Corte dovrà, inoltre e soprattutto, valutare se c’è stata violazione del Regolamento UE 211/2011, che non consente alla Commissione di dare risposte elusive e inadeguate alle petizioni dei cittadini.
Se il regolamento 211/2011 conferisse alla Commissione una discrezionalità pressoché illimitata nel considerare o meno le iniziative dei cittadini, allora si dovrà riconoscere che lo strumento della petizione popolare in Europa è solo un’ipocrita farsa della democrazia.
E se consideriamo che, dopo 60 anni di “Europa unita”, ancora il potere legislativo NON appartiene effettivamente al Parlamento Europeo, eletto dal popolo, ma di fatto è monopolizzato dal Consiglio di Ministri, allora non ci sorprende affatto che la “democrazia” nell’UE sia solo forma e niente sostanza.
Ecco il testo del ricorso, in inglese.
Francesca Romana Poleggi
Fonte: LifeSiteNews