Durante un dibattito all’Europarlamento, la commissaria europea per l’Uguaglianza, Helena Dalli, si è espressa sul caso delle due donne che hanno ottenuto la fecondazione assistita in Spagna, pretendendo di farsi riconoscere entrambe come madri in Bulgaria. Per rendere la cosa possibile, la commissaria Dalli ha annunciato di voler avanzare una proposta di legislazione europea che garantisca i diritti delle “famiglie arcobaleno” in tutta l’Unione Europea.
Tra gli eurodeputati contrari al progetto della Dalli, figura Vincenzo Sofo (Fratelli d’Italia -ECR), intervenuto mercoledì scorso nel dibattito, in cui si è opposto frontalmente alla linea del Commissario all’Uguaglianza. Raggiunto telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, l’europarlamentare italiano conservatore ha illustrato i termini della questione.
Ascolta "UE vuole utero in affitto? L'europarlamentare Sofo (FdI): «Un raggiro giuridico»" su Spreaker.Onorevole Sofo, cosa ha detto la commissaria Dalli? Rischiamo un precedente?
«E’ stata una dichiarazione di intenti. Mercoledì scorso, al Parlamento Europeo si è dibattuto sul caso di questa bambina nata in Spagna da una fecondazione assistita, predisposta da una coppia di donne, che vorrebbero farsi riconoscere entrambe come madri. Quando poi, sono tornate in Bulgaria – Paese di una delle due – hanno chiesto l’ottenimento di questo status giuridico, cosa che non è avvenuta perché la legge bulgara non lo consente. Da qui sta partendo una controffensiva dell’Europarlamento e della Commissione Europea, che ha annunciato che ha annunciato l’imminente arrivo di una proposta per determinare un quadro normativo europeo che, di fatto, con la scusa della libera circolazione dei cittadini dell’area Schengen, andrebbe a scavalcare le legislazioni nazionali: in questo modo, si permetterebbe alle “famiglie arcobaleno” titolari di uno status giuridico in uno Stato membro, di ottenere il medesimo riconoscimento negli altri Stati. Tutto ciò, a mio avviso, è un vero e proprio raggiro giuridico, con cui le lobby LGBT+, scavalcando il normale processo democratico, andrebbero a imporre la loro agenda anche agli ordinamenti nazionali non graditi alla Commissione Europea».
Questa opzione, quindi, oltre a violare la sovranità dei singoli stati, risulterebbe contraria ai trattati europei?
«Ovviamente la Commissione Europa non ha il mandato per portare avanti questa operazione. È evidente che quanto ci è stato presentato è la dimostrazione che le istituzioni europee hanno la capacità di essere molto subdole nella loro prassi. Sanno, cioè, di non avere sempre il consenso democratico e popolare per fare passare la loro agenda progressista, allora si nascondono dietro a dei principi. È quello che ho spiegato anche al commissario Dalli rispondendo durante il dibattito: principi apparentemente indiscutibili e lapalissiani come la libertà di circolazione vengono strumentalizzati per far passare regole non condivise da tutti. Una povera bambina, quindi, è stata usata per far passare un “diritto” in un determinato Paese. Seguendo questo criterio, se un domani una pratica come l’utero in affitto venisse legalizzata in uno Stato membro, in automatico, verrebbe estesa nel resto d’Europa. Un altro caso che ho citato è quello delle transizioni di genere riconosciute senza che neanche sia stata realizzata l’operazione chirurgica: ci sono paesi dove tu ormai puoi andare e dichiararti invece donna invece che uomo o viceversa. Nelle intenzioni della Commissione Europea, tutti questi cambiamenti dovrebbero essere riconosciuti ovunque nel nostro continente. Credo che l’annuncio fatto dal commissario Dalli durante il dibattito di mercoledì presagisca un’intenzione molto pericolosa da parte della Commissione Europea. Un progressismo artificioso vuole distruggere l’istituzione della famiglia naturale e, quindi, dobbiamo stare attentissimi e batterci con forza. D’altronde, il commissario ha dichiarato esplicitamente che ciò che è considerato famiglia in una parte d’Europa, dovrebbe essere considerato famiglia ovunque. Questa è l’intenzione dichiarata del presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, che, tra l’altro, è stata più volte citata nel dibattito di mercoledì all’Europarlamento».
Dopo quanto accaduto, pensa di intervenire con un’interrogazione o altre azioni mirate?
«Ho iniziato parlare della questione con dei colleghi di altri Paesi, in quanto credo che su questo tema dovremmo fare quadrato e prestare la massima attenzione. Concorderemo iniziative da portare avanti, per fare in modo che questi progetti della Commissione non vadano mai in porto».