Il tribunale di Milano ha ritenuto ammissibile l’annullamento dell’atto di nascita – proposto dalla Procura – per quanto riguarda un bambino nato all’estero attraverso l’utero in affitto.
Lo stesso tribunale civile ha poi rinviato tre casi di bambini con due "mamme". In questi ultimi casi, infatti, non c'è stata una decisione nel merito ha l'indicazione in via interlocutoria di un differente tipo di procedimento civile da celebrare in futuro e in altra sede. Dunque una decisione rimandata per quanto riguarda i casi di trascrizione dell'atto di riconoscimento del figlio, già riconosciuto dalla madre biologica, da parte della madre intenzionale in coppie dello stesso sesso, femminili, che avevano fatto ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita all’estero.
Il pm Rossana Guareschi aveva chiesto di cancellare le registrazioni delle trascrizioni e iscrizioni effettuate dal Comune dopo il deposito del verdetto della Suprema Corte, sulla base del quale anche la Prefettura, lo scorso marzo, aveva inoltrato una circolare relativa all'interruzione della registrazione dei “figli” di coppie dello stesso sesso. Davanti ai giudici, a maggio, erano stati discussi i casi di tre coppie di donne con bimbi nati a Milano e con la registrazione anagrafica dei figli con i nomi di entrambi i genitori, in più era stato discusso il caso di una coppia di uomini con l'atto di nascita all'estero e poi trascritto a Milano.
Bene dunque la decisione sui due “papà”, che conferma come l’utero in affitto non possa in alcun modo essere legittimato in Italia.
Fonte: Repubblica