Kevin Yuill, che ha scritto il libro “Assisted Suicide: The Liberal Humanist Case Against Legalisation”, contro la legalizzazione del suicidio assistito, è professore di studi americani presso l’università di Sunderland, in Inghilterra, ed è dichiaratamente ateo.
Yuill spiega che tutti credono che coloro che si oppongono alla legalizzazione dell’eutanasia, o del suicidio assistito (e quindi testamento biologico e DAT, qui in Italia) lo fanno per le loro credenze religiose.
Però il libro di Yuill è del 2013 e scrive sull’argomento da più di 20 anni. Anche Liz Carr, un’attrice inglese, e Stella Young sono atee eppure contrarie alla legalizzazione del suicidio e dell’eutanasia.
E in più di un’occasione Yuill ha cercato un confronto, un dibattito con i sostenitori del suicidio assistito e del diritto di morire, senza mai venirne a capo. Perché la posizione contro il “diritto” a morire di atei come loro viene sistematicamente ignorata o censurata?
Forse i cultori della morte vogliono ignorare domande scomode come questa: se la somministrazione della morte è un “trattamento medico”, perché non somministrarlo a chiunque soffra? In Canada, nel suo paese, che ha legalizzato il suicidio assistito l’anno scorso, l’ha concesso recentemente a una donna di 77 anni perché aveva l’artrosi.
Oppure, perché le legislazioni che consentono l’eutanasia, poi pongono in essere norme e politiche per prevenire e combattere il suicidio in genere? Oppure, si giungerà a definire “vita dignitosa” quella di chi può andare al bagno da solo? E tutti i disabili che conducono una vita piacevole e compiuta anche non avendo questa capacità?
Questi sono argomenti perfettamente laici e atei. E nel libro ce ne sono molti altri.
Redazione
Fonte: National Right to Life
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